Il Sindaco di Arona Monti, già leghista e ora vicino a Fratelli d’Italia, è stato costretto alle dimissioni dalla sua maggioranza leghista ed ora Arona andrà a nuove elezioni. Il suo predecessore, il leghista Gusmeroli vuole ritornare a fare il Sindaco: non gli bastava fare il vicesindaco.
A Castelletto sopra Ticino stesso (o quasi) copione ma nello schieramento di centro-sinistra: Besozzi che per due mandati era stato Sindaco e successivamente Presidente della Provincia vuole tornare a fare il Sindaco e si candida contro l’uscente Stilo pure lui del Pd. Se Besozzi scende in pista, il Pd sarà costretto a espellerlo anche se, del Pd, era stato addirittura Segretario provinciale.
Chi fa il Sindaco, chi ha fatto il Sindaco sembra non accettare di ritornare “ frate semplice”. Sembra che il potere – anche quello locale – dia dipendenza nonostante tutti i Sindaci – di centri piccoli e grandi – amino lamentarsi delle troppe responsabilità, vincoli, rischi penali e stress mentre, dopo i recenti – generosi e consistenti – aumenti dell’indennità, votati quasi all’unanimità dal Parlamento, non si lamentano più per il compenso economico.
Si capisce il dramma dei Presidenti di Regione che accomuna il leghista Zaia e i dem De Luca e Bonaccini che pretendono la riforma della norma che proibisce loro un terzo mandato.
Formigoni, per quasi vent’anni, è stato alla guida di una Regione, aveva dovuto passare la mano per guai giudiziari ma non nasconde – alla sua età – che, se potesse, ritornerebbe.
Chi sostiene il terzo e quarto e quinto mandato lo fa in nome della democrazia: devono essere i cittadini a dire basta. Se vogliono invecchiare con un Sindaco che ha iniziato quando ancora andavano a scuola devono essere liberi di farlo. Giorgia Meloni, sostenitrice dell’elezione diretta del Capo del Governo, non esclude però di inserire nella riforma costituzionale un limite massimo di due mandati per il Premier proprio per evitare le accuse di voler una svolta autoritaria. Eppure, per molti anni, la politica ha vissuto di richiami continui al rinnovamento generazionale, anagrafico, culturale, contro l’immobilismo delle classi dirigenti e per una sistematica alternanza al governo. Nel tempo del crollo delle ideologie, della crisi dei partiti, dell’accelerazione sociologica, il riferimento alle persone e alla loro continuità diventa l’unica – anche se un po’ povera – certezza di continuità e stabilità.
Cambia tutto – compreso il clima – non cambiare il Sindaco o il Governatore è come richiamare le aristocrazie e le monarchie, per definizione a vita e persino ereditarie tanto che si moltiplicano i casi di figli che proseguono la carriera politica dei padri. La popolazione è invecchiata e invecchierà ancora. La vita amministrativa è così complessa che, quando hai imparato qualcosa, non ti sembra giusto andar via. E, tuttavia, se sempre meno giovani entrano in politica, la prosecuzione dei mandati non appare l’antidoto più efficace.
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Pier Luigi Tolardo