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Pubblichiamo di seguito la testimonianza di Franca De Poi del gruppo Insieme si può di Massino Visconti, Ong con sede a Belluno che opera in tutta Italia ed è presente nel Vergante da molti anni, dove collabora con l’Unità pastorale missionaria e con il Centro Missionario diocesano. De Poi presenta, attraverso il racconto dell’esperienza di Moussa Beye Abdoulaye, la difficile situazione del Senegal, ma anche strade percorribili per un cambiamento.


L’africano fa un passo avanti e uno indietro, inchiodato alle scelte delle ricche lobby che decidono per lui, ogni giorno. Si decide il prezzo della benzina, lo stesso dell’Europa, si decide il prezzo dei prodotti di prima necessità, lo stesso dell’Europa, si decide che l’accesso alle cure con costi pari a quelli dell’Europa, peccato che il reddito pro capite, per molti, troppi, sia di 2 euro al giorno. Scommettono su chi potrà sopravvivere con ancora meno del poco che possiedono.

Si può ancora sperare di dare dignità a milioni di persone? Si può ancora sperare di poter cambiare il mondo? Insieme si può… ci prova da oltre 40 anni e allora succede che in un luogo isolato, desertico, lontano da centri abitati si possa sognare di costruire un’azienda agricola.

È quello che sta succedendo a Salam Agro, nel nord del Senegal dopo che abbiamo conosciuto Moussa Beye Abdoulaye. Moussa, 58 anni, ha lavorato quasi 30 anni in Italia, facendo il cameriere in ristoranti prestigiosi nella zona del lago Maggiore. Parla francese, ha imparato in poco tempo l’italiano, discretamente il tedesco e l’inglese. In Italia guadagnava bene e ha fatto la scelta di lasciare la sua famiglia in Senegal e pagare con i risparmi gli studi per i suoi 5 figli. Ma con il sopraggiungere del Covid, i ristoranti chiusi, era forse arrivato il momento di rientrare nel suo amato Senegal. In fondo aveva passato più anni in Italia che nel suo Paese. Non aveva visto nascere i suoi figli, né sentito pronunciare le prime parole, mai accompagnati a scuola.

Ed è in questa circostanza che Moussa ha chiesto un aiuto al gruppo, ma soprattutto ha chiesto un nostro parere su un progetto che aveva in mente. Voleva realizzare qualcosa in Senegal che potesse avere una ricaduta per la sua gente.

Moussa possiede, con il fratello Hassan, un grande terreno a Ker Momar Sar nella zona di S. Louis, l’antica capitale del Senegal, e ne avrebbe realizzato una azienda agricola coltivando ortaggi e facendo lavorare la gente dei villaggi vicini. È stato studiato il terreno, realizzato un progetto dal nostro agronomo Sandro Paoli, volontario di Insieme si Può e stabiliti i costi iniziali. Con un consistente contributo dalla sede di Belluno e dal nostro gruppo del Vergante è iniziata questa nuova avventura ed è nata l’azienda Salam Agro.

La visita che abbiamo fatto ci ha consentito di vedere con i nostri occhi la realizzazione di un progetto che quando sarà sviluppato al 100% darà lavoro a un centinaio di persone. È stata fatta la bonifica del terreno che era completamente invaso dalla plastica, una presenza pericolosa e inquinante oramai diffusa in tuta l’Africa. Al momento il territorio coltivato rappresenta il 30% perché bisogna procedere per gradi a causa degli alti costi iniziali: l’impianto di irrigazione, i pannelli solari, la recinzione, l’acquisto di attrezzatura. La costruzione di una casa serve a ospitare i lavoratori fissi che arrivano da villaggi lontani e lo stesso Moussa che abita a circa 50 km di distanza.

Ora in azienda si producono pomodori, melanzane, cipolle, gombo. Bisognerà diversificare le colture seminando anche arachidi, mais, miglio e piantumando alberi da frutto, ad esempio limoni che hanno un mercato in espansione. Moussa ha bisogno ancora di un importante aiuto per realizzare la seconda parte del progetto che gli permetterebbe, con i costi odierni, di triplicare la produzione ammortizzando i macchinari. Nei giorni trascorsi a Salam Agro abbiamo incontrato i 5 dipendenti fissi: due agronomi, un meccanico, un addetto alla raccolta, un ragioniere e decine e decine di donne che arrivano dai villaggi per raccogliere i prodotti. Alcune di loro si fermano a mangiare nella cucina comune per una scelta di aggregazione che vuole andare oltre al rapporto di lavoro. Con le mamme arrivano anche i bimbi e nel campo si sente cantare, si vede un neonato che succhia al seno della mamma, una bambina di 8/10 anni con un cesto di pomodori in mano e il fratellino sulla schiena, un’altra stanca, ma sorridente, che cerca un po’ di riparo dalla grande calura. Si lavora dalle 6 alle 12 perché, per 9 mesi su 12, la temperatura raggiunge i 40 gradi e oltre. Questa la nota dolente: i bambini non vanno a scuola. Si calcola che nei dintorni ci siano circa 300/400 bambini in età scolare, la scuola più vicina è a circa 15 km e per i bimbi, pur abituati a camminare è davvero troppo distante. In Senegal la scuola è obbligatoria, ma dove non c’è, i bambini rimangono analfabeti.

Sogno la scuola Salam Agro e chissà che non possa diventare una realtà come l’azienda per la quale nessuno voleva investire. Ancora una volta si è voluto dare fiducia e credere che “Insieme si può” costruire un mondo migliore. Vivendo per diversi giorni a stretto contatto con Moussa, abbiamo scoperto il motivo che lo spinge a essere tanto vicino alla sua gente. È un Baye Fall che significa, in Wolof, padre.

Egli mantiene la tradizione tramandata dai suoi avi che consiste nel vivere un amore universale, nel lavoro della terra, nel rifiuto della violenza, nella solidarietà mettendo a disposizione i propri beni, parte del tempo e del denaro che viene gestito in una cassa comune. Moussa lo ha dimostrato accogliendo nella sua già numerosa famiglia, persone che sono in difficoltà. Alla sera, dopo la cena, si raduna in cortile chi non ha nulla da mangiare e viene loro distribuito un piatto, dell’acqua e si scambia qualche chiacchiera, raccogliendo le confidenze e le richieste di aiuto. Ancora una volta ritorno dall’Africa con tanti sogni nel cassetto, con tante cose da imparare più che da insegnare, ma con la certezza che la mia vita avrà un senso solo se l’avrò vissuta in pienezza qui a Massino come a 4mila km di distanza dove vivono uomini e donne con le mie stesse aspirazioni, con il desiderio di cambiare in meglio la nostra casa comune: il Mondo.

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