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La riflessione di don Giuliano Palizzi nell’apertura dello speciale preparato dagli studenti del Liceo Don Bosco di Borgomanero con il nostro Settimanale diocesano novarese.

Come la primavera è il passaggio dal letargo al risveglio della natura, così la Pasqua è il passaggio dalla morte al trionfo della vita. In tutte le case dei cristiani c’è il Crocifisso, il Cristo morto, ma è raro trovare un segno della Risurrezione. È vero che San Paolo scrive: «Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e Cristo crocifisso» (1Cor 2,2), ma più avanti afferma: «Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (15,14).

L’inverno è fecondo proprio perché genera la primavera e anche la croce trova la sua motivazione profonda nella generazione della Risurrezione: da una parte il trionfo della natura viva e dall’altra il trionfo della vita viva. Ma una proposta di fede incentrata sulla croce, sul sacrificio, sulla valle di lacrime più che sulla gioia della vita, sul peccato e sulla legge con lo spettro dell’inferno più che sul trionfo della misericordia, sul peso dell’obbligo morale più che sul desiderio di cantare la gioia di esserci… ha portato a sottovalutare la centralità della Risurrezione e ad esaltare il venerdì santo con il trionfo della tristezza del fallimento e la delusione davanti al sepolcro vuoto.

Rischia di essere un inverno senza primavera. Rischia di essere una religione senza fede, incentrata su una legge da eseguire e sulla paura dell’inferno più che sulla gioia di seguire il Signore della vita. Infatti davanti alla morte di Gesù, davanti alla croce, gli apostoli perdono la fede e tornano a fare i pescatori.

Qualche anno fa, celebrando la settimana santa in un paese di questo mondo, alla celebrazione del
venerdì santo il parroco mi invitò a non dire un pensierino dopo la proclamazione della passione, in una chiesa piuttosto vuota, ma alla fine della processione. Una processione bellissima, commovente con l’incontro del Cristo morto con l’Addolorata e, man mano che la processione proseguiva, dalle case uscivano tutti e si univano e alla fine la chiesa era piena-piena.

Alla veglia del sabato però c’erano quattro persone e il giorno di Pasqua la chiesa era semi vuota.
Col venerdì erano iniziate le ferie di Pasqua. Appunto… Ci vorrà un’esplosione di Spirito Santo il giorno della Pentecoste per risvegliare la fede negli apostoli liberandoli da una religione della legge, per farli innamorare della vita, per trasformarli davvero da pescatori di pesci in pescatori di uomini, per farli uscire ad annunciare a tutto l’impero romano la novità di un Dio della vita, un Dio innamorato dell’uomo, misericordioso e sempre dalla parte degli ultimi. Un mio collega, malato di cancro, diceva: «Se, nonostante tutto, sono ottimista è perché Cristo è Risorto». Solo così la primavera sarà la festa della vita e solo così la Risurrezione renderà la festa della vita una festa che non avrà mai fine!

Don Giuliano Palizzi

L’articolo, con altre notizie dal territorio della Diocesi di Novara, si può trovare sul nostro settimanale in edicola a partire da venerdì 28 marzo. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando direttamente qui.

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