Oggi è un grande giorno per Borgomanero». Lo ha detto il sindaco Sergio Bossi, nel Salone d’onore di Villa Marazza, alla cerimonia di intitolazione della “Torretta” (situata all’angolo fra le vie Arona e Rossignoli) all’agente di Polizia Emanuela Loi, uccisa nel’attentato al giudice Borsellino. La “Torretta” è un immobile del complesso di palazzo Ambrosini, requisito alla mafia e diventato sede del Centro di anti violenza per il nord della provincia di Novara.
«Un bene che era di un’organizzazione mafiosa viene restituito alla comunità e diventa luogo dove si assistono le donne vittime di violenza» ha osservato Francesco Garsia, Prefetto di Novara. È una vittoria della legalità e «tutti i cittadini ne devono esserne consapevoli e partecipi». Alessandra Faranda, questore, ricordando Emanuela Loi, ha aggiunto che bisogna fare memoria di chi è rimasto vittima di barbarie.
Elisa Zanetta, assessore ai Lavori pubblici, ha ripercorso le tappe dalla confisca all’utilizzo della “Torretta” per scopi sociali. La vicenda ha inizio nel 2002 quando “G.C.” (così è stato reso pubblico il nominativo) viene arrestato per implicazioni nel clan Crisafulli dedito al traffico di droga. Fra i beni sequestrati figura la “Torretta” di Borgomanero su cui però grava un’ipoteca di 150.000 euro. Il problema viene superato nel 2015 grazie a una modifica del Codice antimafia. Nel 2018, la struttura è assegnata al Comune, ma bisogna evitare che, una volta ristrutturata, torni in possesso di organizzazioni malavitose, magari attraverso dei prestanome. Si arriva così all’affidamento del bene a un ente del Terzo settore, nel caso al Centro anti violenza.
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