Condividi su

Le guerre si preparano. Non sono un fulmine a ciel sereno. E noi stiamo vivendo un clima di guerra, una cultura di guerra, un’economia di guerra, che ha tutta l’aria di prepararci a un coinvolgimento diretto. E così le guerre che – per ora – vediamo solo in tv sembrano preparare il terreno in modo che anche da noi, in Italia, possiamo “accogliere” la guerra. L’ultimo tassello di questo mosaico è la proposta della legione straniera “all’Italiana”.

“Dal Ministero della Difesa – così si esprime Tonio Dell’Olio su mosaicodipace.it – hanno permesso che trapelasse la notizia secondo cui le forze armate aprirebbero le porte dell’arruolamento a un numero limitato di stranieri residenti in Italia che, oltre allo stipendio, otterrebbe la cittadinanza italiana”. Sì, proprio così: io ti riconosco la cittadinanza italiana se tu combatti per me. Sei straniero? Vuoi diventare italiano? Arruolati. Inutile commentare una proposta incommentabile! E’ un tassello che porta alla guerra.

“Hanno bisogno – scrive ancora Tonio Dell’Olio – di tastare l’umore dei propri elettori e spacciano per fuga di notizia il progetto secondo cui si sta studiando una sorta di Legione straniera in salsa tricolore che, a differenza di quella storica francese, si limiterebbe a reclutare stranieri già residenti che non costituirebbero un corpo a parte ma andrebbero a integrare i reparti già esistenti… Ricorrono pertanto all’arma dell’esca della cittadinanza ostentata come premio a chi fosse disposto a prendere parte a una guerra come giusto prezzo da pagare per vedere riconosciuti i propri diritti”.

Sì, è davvero un mosaico inquietante, con tanti tasselli che si incastrano alla perfezione. Aumentiamo le spese militari: ce lo chiede la Nato di arrivare al 2% del Pil, che sarebbero 104 milioni al giorno. Tagliamo le spese per la sanità pubblica. E’ di questi giorni l’appello di un gruppo di scienziati che lancia l’allarme. Ma tutti noi lo verifichiamo quando abbiamo a che fare con qualche problema di salute o dobbiamo prenotare qualche esame. Ormai si arriva alla seconda metà del 2025. I soldi per le armi ci sono. Per curare le persone no. Le scuole sono sempre più militarizzate, come spiega Antonio Mazzeo, nel suo ultimo libro ‘La scuola va alla guerra’.

“Si moltiplicano le attività didattico culturali affidate a generali e ammiragli docenti; gli stage formativi su cacciabombardieri, carri armati e fregate di guerra o l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’élite delle forze armate o nelle aziende produttrici d’armi”. Ne è la conferma l’invito a tutte le scuole per martedì 16 aprile alla base militare di Ghedi per la manifestazione “Mettiamo le ali ai nostri sogni”. A Ghedi ci sono le bombe nucleari e i ‘nostri’ F35. E l’elenco dei tasselli sarebbe ancora lungo… dai segnali inquietanti dell’Unione Europea alla Borsa che, a detta di esperti, ultimamente pare vada molto forte: il 2023 anno migliore dal 2019. Come ripete Papa Francesco nella “guerra tutti perdono. Soltanto guadagnano i fabbricanti delle armi”. Ritorna, angosciante, la frase dell’amico di Sarajevo, nel ’92: “La guerra è come un treno, quando parte non riesci a scendere e non puoi fermarlo”.

don renato sacco

Don Renato Sacco, Consigliere nazionale
di Pax Christi

L’articolo con le altre notizie dai territori della Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale, in edicola a partire da venerdì 12 aprile. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero cliccando direttamente qui.

Condividi su

Leggi anche

Editoriali

La Speranza che cambia i cuori

Gianluca De Marco

Editoriali

Le “chiese di mattoni” ci ricordano che siamo Chiesa di persone

Redazione

(Foto Sir / AFP)
Editoriali

Se le risorse vanno in armi non ci sono soldi per la sanità

Don Renato Sacco