Un Natale di pace? Speriamo di no… Speriamo che quel Bambino che attendiamo, il Principe della Pace, non ci lasci sonnecchiare in pace. Un po’ rassegnati, un po’ indifferenti a quanto sta succedendo. Il Natale porta con sé, ormai, un alone di falsa poesia, quasi di favola, con il rischio reale di non vivere il grande Mistero dell’Incarnazione. Di questo Dio che si fa Bambino, che viene ad abitare in mezzo a noi. La tragedia che stanno vivendo le persone in Terra Santa non può essere vissuta in modo marginale… o ormai rassegnato. E tantomeno, come mi confidava un parroco della Diocesi di Milano, invocando, come ha fatto una sua parrocchiana, invocando non la Pace, ma una bomba, atomica, che potesse sterminare Gaza e tutti i Palestinesi. E’ questo il Natale che vogliamo celebrare?
Sono ancora attualissime le parole di papa Francesco, del 2016: “Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, … tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della Pace”.
E oltre alla Terra Santa – dove quest’anno non ci saranno le celebrazioni del Natale – quante guerre, quante tragedie? Dall’Ucraina a Nagorno Karabakh…a tante altre guerre più o meno dimenticate. Cosa dobbiamo dire dopo quasi due anni dal 22 febbraio 2022? Che l’orgoglio dei potenti si è gonfiato, ma che i morti sono tantissimi: qualcuno parla almeno di un milione tra Ucraini e Russi. E’ questa la pace che vogliamo?
Interessante rileggere quanto affermava papa Benedetto XVI, nell’omelia della notte di Natale del 2011, commentando la prima lettura, Is 9,1.3-4:“Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo”. Sono parole molto dure. Eppure noi aspettiamo proprio questo Bambino. Che porta la Pace, quella vera, non secondo la logica dei potenti. Ce lo ricorda con insistenza Papa: “La guerra sempre è una sconfitta, tutti perdono.
Tutti no, c’è un gruppo che guadagna tanto: i fabbricanti di armi, questi guadagnano bene sopra la morte degli altri” (29 novembre 23). Come celebrare il Natale sapendo che le spese militari arriveranno, a breve, a 104 milioni di euro al giorno in Italia? Nel mondo si sono spesi per le armi nel 2022 circa 2.240 miliardi di dollari. Sì, sembra che l’odio e la violenza (sulle donne, sui bambini, sugli innocenti…) abbiano il sopravvento. La guerra, ‘alienum est a ratione’, come la definì Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, 60 anni fa, sembra essere l’unico linguaggio ammesso. Oggi parlare di pace è quasi un tabù e diventa pericoloso.
Ma non possiamo lasciare solo Papa Francesco nella sua denuncia contro le armi e la guerra! Non possiamo accettare che le spesso invocate ‘radici cristiane’ ignorino guerre e violenze di ogni genere, razzismi e scelte antievangeliche. Non possiamo accettare che un’ora di volo di un caccia F35 costi come lo stipendio di un anno di un infermiere. Non possiamo essere silenti e complici.
Ce lo ricorda ancora una volta papa Francesco, in un messaggio ai giovani, 6 luglio 2022, ricordando Franz Jägerstätter, martire ucciso il 9 agosto 1943 perché disubbidì ad Hitler: “Il male per vincere ha bisogno di complici. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici.”
Don Renato Sacco,
Consigliere nazionale di Pax Christi.