Condividi su

Un numeroso gruppo di pellegrini – ammalati, accompagnatori, sacerdoti e volontari – è a Lourdes per vivere il settanduesimo pellegrinaggio diocesano dell’Oftal. Per molti è rinnovare un appuntamento, per altri è la prima volta che si risponde ad un invito. Vorrei soffermarmi proprio sui perché di questa risposta affermativa che ciascuno ha dato mettendosi in cammino verso il Santuario. Lo faccio ricordando proprio l’invito che la Vergine ha rivolto a Bernadette: «Andate a dire ai sacerdoti che si venga qui in processione». È il tema che ci sta accompagnando negli ultimi tre anni, e quest’anno, al centro ci sarà la parola «processione», che possiamo tradurre anche con «pellegrinaggio», perché ogni processione, in fondo, è in qualche modo un pellegrinaggio in sintesi.

Pellegrini nel cuore

La nostra risposta, il nostro sì, è quindi quello a divenire pellegrini, a lasciare i luoghi “sicuri” della nostra quotidianità, e rischiare la strada. Ecco il primo dei «perché» abbiamo scelto il cammino: per metterci in gioco, per guardarci dentro, per riscoprire, accompagnati da Maria, le motivazioni del nostro credere e per trovarne di nuove. È, questo, un pellegrinaggio che facciamo nel nostro cuore: come Maria custodiamo anzitutto lì, dentro di noi, ciò che scopriremo, ciò che ci toccherà, ciò che ci cambierà!

Pellegrini con i fratelli

Ma un pellegrinaggio non è un viaggio solitario, è sempre un momento di condivisione e incontro. Ecco il secondo «perché» che ci muove: vivere in comunione un’esperienza condivisa. Questo vale per tutti noi: per gli accompagnatori che dal servizio ad anziani e malati riceveranno immensamente di più di quando sapranno donare, e poi proprio per loro: i fratelli che vivono un momento di difficoltà e che insieme faranno ancora più intensamente l’esperienza di una comunità che li abbraccia.

Pellegrini nel quotidiano

L’ultimo dei «perché» del nostro essere pellegrini è legato alla nostra destinazione. Qual è la nostra meta? Certo, il santuario di Lourdes, il luogo dove in quella grotta, quasi 170 anni fa, la Vergine ha scelto di rivelarsi ad una piccola e semplice pastorella di soli 14 anni. Andiamo in quel luogo per metterci in ascolto, come Bernadette. Andiamo in quel luogo per imparare da Bernadette. Ma come Bernadette siamo chiamati a non fermarci, a diventare a nostra volta testimoni di quello che sperimenteremo. Ecco allora il terzo dei «perché» che ci rendono pellegrini: il rientrare a casa come testimoni. Lo possiamo essere raccontando quello che abbiamo vissuto, invitando altri a viverlo con noi. Ma lo potremo essere anche semplicemente con la testimonianza dello stile con il quale abiteremo la nostra quotidianità: la famiglia, il lavoro, la scuola, le relazioni in parrocchia e con gli amici. È soprattutto attraverso questi gesti, che mostreremo quanto il pellegrinaggio ci ha cambiato.

A questo proposito, vorrei concludere ringraziando proprio coloro che animando la vita nelle parrocchie accanto ai fragili, permettendo con il loro servizio la buona riuscita del pellegrinaggio diocesano a Lourdes, e rendendosi disponibili ogni volta che c’è bisogno di loro, testimoniano la gioia dell’incontro con il Signore. Grazie, a nome di tutta la Chiesa novarese, a tutte le dame e a tutti i barellieri dell’Oftal. E buon pellegrinaggio!

Don Fausto Cossalter

Monsignor Fausto Cossalter
vicario generale
della diocesi di Novara

Condividi su

Leggi anche

Editoriali

La Speranza che cambia i cuori

Gianluca De Marco

Editoriali

Le “chiese di mattoni” ci ricordano che siamo Chiesa di persone

Redazione

(Foto Sir / AFP)
Editoriali

Se le risorse vanno in armi non ci sono soldi per la sanità

Don Renato Sacco