Ci sono ricorrenze che lasciano segni indelebili. E anche il passare dei secoli non ne cambia usanze e costumi. Una di queste è quella dedicata a San Giulio, patrono della Badia di Dulzago, che da tradizione cade l’ultima domenica di gennaio. Quest’anno il 26, con messa e processione, benedizione e distribuzione (gratuita) della fagiolata e del pane al Santo dedicati. “La nostra è una festa religiosa da sempre e per sempre – spiegano gli organizzatori della Comunità della Badia di Dulzago – in questi giorni si sta lavorando alacremente a un appuntamento che richiama ogni anno centinaia di fedeli”.
E che da secoli mantiene inalterato il suo cliché. Gli almanacchi infatti richiamano l’inizio della tradizione fin dal 1628 quando l’allora Vescovo Volpi, in visita a Dulzago, fu il primo a parlare della fagiolata. “Nel giorno della festa di San Giulio – così riportano le cronache dell’epoca – vengono distribuiti quattro sacchi di mistura sotto forma di pane e un sacco di fagioli per companatico a tutti coloro che si presentano alla chiesa. Tutto ciò avviene a spese dell’abate”.
Da quella ‘prima assoluta’ più nulla è poi cambiato. La fagiolata, e i pani di San Giulio che l’accompagnano, è la conclusione di una intensa e laboriosa attività che impegna molte persone, tutte volontarie, per una quindicina di giorni prima della ricorrenza festiva.
La ‘riunione’ che anticipa tutto si tiene regolarmente la sera dell’Epifania, quando a ciascuno vengono assegnate le varie e importanti mansioni da svolgere. Incarichi, c’è da giurarci, che anche per l’edizione 2025 risulteranno oltremodo importanti per accogliere centinaia di persone tra le mura che ‘profumano di buono’ nella Corte dell’Abissinia.
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