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“Legami essenziali. Sinfonia in 8 tempi oltre la memoria che fugge” è il musical presentato dall’Associazione Enarmonia al teatro Lux di Borgosesia, nel mese dedicato all’Alzheimer.
Sul palcoscenico, gli attori Matteo Chippari e Sara Urban, accompagnati dalle musiche da Gabriele Artuso e Marta Fortis.

Irene Orsi, psicologa, coordinatrice del progetto, ha spiegato come i dialoghi recitati (tra uomo e donna, fra figlio e figlia di genitori che hanno malati d’Alzheimer) siano nati dall’elaborazione dell’enorme mole di materiale raccolto e messo a disposizione da operatori, utenti e familiari.

Lo spettacolo, è stato un’occasione di riflessione. Le scene sono state magistralmente interpretate dagli attori con passaggi costruiti più sui silenzi che sulle parole. La parte musicale ha avuto la funzione di sottolineare sentimenti ed emozioni, scandendo i vari movimenti. Infine, le immagini piene di colori di Elisa Denti si creavano e si dissolvevano sullo schermo per offrire l’impressione di una coscienza in frantumi.

La storia (comune a molti) inizia con foglietti appiccicati con notazioni, stranezze di comportamento, inspiegabili dimenticanze.

“Mia madre fuggiva davanti ai miei occhi. Lei era la mente organizzativa della famiglia e dell’azienda. Furono gli estranei i primi ad accorgersi che qualcosa non andava. Le mie domande sono diventate un interrogatorio: fuggivo dalla sua fragilità”.

Gli attori hanno saputo condurre il pubblico guidandolo e sorreggendolo, ricordando che: “Quando il mare diventa cielo le nuvole diventano pesci, cambiano i nomi, ma l’essenza resta, Non chiamatela confusione. La mente è più vasta del mare” La frase è il frutto di una combinazione arte-terapia e medicina narrativa, riferendosi all’esperienza di gruppi per esercitarsi sulla parola e sulla memoria, perché: “dal silenzio dei pesci escono fiumi di parole”.

Il consiglio è stato quello di scrivere: la parola scritta alleggerisce, porta fuori da ciascuno le paure, i pensieri, le ansie, li trasferisce in una pagina pasticciata, interpolata, ma che oggettiva il sentire. L’obiettivo è di tenere viva quella che, di fatto, è una persona nuova. E’ intollerabile la compassione: un’inutile farsa. Quello che conta sono le storie, la colla che tiene uniti, perché senza comunicare non si è nulla.

I protagonisti dello spettacolo intrecciano un dialogo smozzicato, pieno di rimorsi e di sensi di colpa. E’ necessario smettere di cercare approvazione, andare avanti, mantenere il legame oltre il tempo della memoria che sfugge inesorabilmente. Nel finale di Cori e Concertati si va oltre la memoria per giungere alla Sinfonia, dove le figure a mano a mano si completano e si riempiono di colori.

Al termine Antonella, che fa parte del gruppo dei figli, ha recitato quella che è una bellissima e struggente poesia (donata poi ai presenti, arrotolata e trattenuta da un nastrino viola, quasi un pegno di memoria da custodire). “Tu dimentichi, ma io ricordo per tutti e due…ci riconosciamo anche se non sappiamo più chi siamo”.

Questo articolo e altri servizi e approfondimenti dalla Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale in edicola e online da venerdì 26 settembre. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando qui.

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