Quasi nessuno ne parla, ma oggi 413 milioni di cristiani vivono in Paesi in cui la libertà religiosa è gravemente violata, e di questi, circa 220 milioni sono direttamente esposti a persecuzioni. Sono dati che scuotono, difficili da accettare. Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ne ha parlato lo scorso 21 ottobre, alla presenza del Segretario di Stato vaticano Card. Parolin, durante la presentazione della XVII edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. Dalle pagine di questo studio, relativo al periodo 2023 – 2024, emergono scenari molto preoccupanti, a tratti agghiaccianti. Limitiamoci a due nazioni, la Siria e il Burkina Faso.
Nel Paese mediorientale, il potere è stato conquistato alla fine del 2024 dalla milizia islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), e all’inizio del 2025 il suo leader, Ahmed al-Sharaa, è stato proclamato presidente per il «periodo di transizione». Al-Sharaa è il fondatore di al-Nusrah, un gruppo affiliato ad al-Qaeda, responsabile di numerosi attacchi contro civili, anche cristiani. L’inclusione di non musulmani nel gabinetto transitorio rappresenta un segnale positivo, tuttavia la Dichiarazione Costituzionale, caratterizzata da una marcata impronta islamica, lascia poche speranze che la Siria possa trasformarsi in uno Stato capace di garantire pienamente la libertà religiosa, oltre alla sola libertà di culto. Resta inoltre da verificare se il nuovo governo sarà in grado di esercitare un effettivo controllo su tutte le fazioni armate ancora attive nel Paese. Il massacro di alauiti del marzo 2025 ha mostrato infatti quanto rapidamente la situazione possa degenerare. A ciò si aggiunge l’attentato suicida del 22 giugno 2025 avvenuto nella chiesa di Mar Elias, nel quartiere di Dweila a Damasco, che ha provocato 25 vittime. Si è trattato dell’attacco più letale avvenuto negli ultimi anni nella capitale, attribuito dal Ministero dell’Interno a un militante del sedicente Stato Islamico. L’episodio ha alimentato i timori che il risveglio di cellule estremiste dormienti possa minare la fiducia nei confronti degli impegni assunti dal nuovo governo in materia di protezione delle minoranze. L’ISIS, del resto, è ancora attivo nel Paese e potrebbe approfittare dell’instabilità attuale.
Se dal Medio Oriente ci spostiamo in Africa, tra le aree più afflitte troviamo il Burkina Faso. Questa nazione nel 2024 è stata teatro del 20% di tutte le morti causate dal terrorismo a livello internazionale. La violenza jihadista cresce costantemente da dieci anni, e ha trasformato il Paese da modello di ar¬monia religiosa a epicentro dell’attività estremista nella regione del Sahel. Gruppi come JNIM, affiliati dello Stato Islamico e Ansarul Islam colpiscono indiscriminatamente, prendendo spesso di mira i luoghi di culto. Leader religiosi vengono rapiti o uccisi, e numerose comunità cristiane sono state sfollate o costrette a interrompere ogni forma di culto pubblico. A metà del 2024, quasi cento cristiani sono stati uccisi nella regione di Zekuy-Doumbala.
Ciò che accade in queste nazioni, geograficamente distanti, riguarda ciascuno di noi. Le persone di buon cuore se ne interessano, motivate dalla carità fraterna. Chi invece è concentrato prevalentemente sui propri affari non se ne occupa, anche se dovrebbe, perché il virus dell’ideologia, nel nostro mondo globalizzato e interconnesso, corre veloce e non trova ostacoli.
È necessario garantire la sicurezza di queste comunità, ma non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo, che è la piena libertà della Chiesa. Nessuno ha diritto di ostacolare la predicazione, né la conversione dalla religione maggioritaria ad altra religione, inclusa quella cattolica.
Noi di ACS non vogliamo consegnare i nostri fratelli siriani e burkinabé alla generale indifferenza, specie a Natale. Per questo invitiamo i lettori del settimanale ad utilizzare il bollettino allegato o visitare il nostro sito per dare una mano, piccola o grande che sia. Sarà non solo un atto di carità, ma anche un mezzo concreto per consolidare i legami fra le rispettive comunità cristiane. Da parte loro i nostri fratelli oppressi, animati da profonda gratitudine, non mancheranno di ricambiare con la preghiera perseverante per il bene spirituale e fisico di ogni benefattore. Buon Natale da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Massimiliano Tubani
Direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia
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