La cronaca nera aronese, o come va di moda ora “il true crime”, è racchiusa in un libro “Arona in cronaca nera – delitti, processi e misteri tra il 1860 e il 1915” di Giacomo Fiori, giornalista profondo conoscitore di storia locale, edito da Compagnia della Rocca Edizioni.
Perché raccontare la storia di Arona attraverso la cronaca nera?
La cronaca nera è un punto di osservazione privilegiato per capire una comunità. Nei registri ufficiali si trovano date, atti, delibere; nelle pagine dei processi, invece, emergono le emozioni, le passioni, le debolezze umane. Raccontare Arona attraverso delitti, truffe, scandali e duelli significa restituire la vita quotidiana di un’epoca.
Una delle parti più curiose riguarda i duelli, che avevano addirittura un manuale dedicato.
Erano molto più frequenti di quanto si pensi e per questo la Hoepli aveva in catalogo il “Manuale del duellante”. Il duello di Meina ebbe come protagonista Eugenio Brunetta d’Usseaux, divenuto collaboratore di Pierre De Coubertin che organizzò le Prime Olimpiadi. C’è poi l’episodio del duello sul barcone, raccontato dal Corriere della Sera: due uomini salirono su imbarcazioni sul lago e si affrontarono con fioretti, rischiando di cadere in acqua.
Nel libro emerge anche Arona come crocevia di intrighi internazionali.
La posizione geografica era strategica: ferrovia, lago e collegamenti facili con la Svizzera. Questo la rese luogo di passaggi “scomodi”. Ci furono episodi di contrabbando, di traffici illeciti e persino di spionaggio. Uno dei casi più interessanti riguarda un gruppo di patrioti polacchi che diffondeva falsi buoni del tesoro russi per destabilizzare lo Zar: un’operazione di portata europea che passò anche da Arona.
Non mancano le truffe: molto prima delle mail c’erano già raggiri ingegnosi.
Una delle più comuni era la “truffa delle lettere spagnole”: promettevano favolosi tesori nascosti, in cambio di un anticipo in denaro. Poi c’era la “truffa all’americana”, un gioco d’astuzia che consisteva nel convincere la vittima a partecipare a finti affari o scommesse.
A colpire è anche la parte sulle banche e la politica locale, con un “sindaco in fuga”. Cosa accadde?
Lo scandalo più eclatante riguarda Edoardo Piola Grassi, sindaco e banchiere: un uomo potente e benvoluto, che a un certo punto fuggì con un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta. E poi la vicenda della Banca Popolare di Arona, nata con grandi ambizioni nel 1874 e fallita nel 1899. Le cause furono molte: inesperienza gestionale, scelte sbagliate, ma anche speculazioni personali. È una pagina di storia che Arona sembra aver voluto dimenticare.
Nel libro non mancano delitti degni dell’attuale true crime.
Ho raccontato casi che mostrano sia la quotidianità sia il clamore. Ci sono delitti d’impeto: risse finite male in osteria, violenze domestiche, femminicidi che oggi definiremmo tali. Ma ci sono anche episodi che scuotono la comunità, come il tentato omicidio (o gambizzazione) di Pietro Cavestri, giovane stimato, colpito a bruciapelo in via Matteotti. Non furono mai scoperti gli autori, o l’autore, del gesto. C’è poi la tragedia di Egidio Albero, undicenne trovato morto a Oleggio Castello: un caso mai del tutto chiarito.
Tra le vicende più seguite dai giornali dell’epoca c’è il caso di Isidoro Suno.
Suno, commerciante di via Bottelli, fu accusato di aver tentato di avvelenare moglie e figli con arsenico nel sale. Il Corriere della Sera inviò un suo cronista, che seguì passo passo la vicenda. Arona si trovò improvvisamente sotto i riflettori nazionali. Quell’episodio dimostra quanto potesse essere potente la stampa e rendere “mediatico” un fatto locale.
A proposito di stampa, com’era il linguaggio giornalistico dell’epoca?
Diretto, spigoloso, senza filtri. I giornalisti non avevano timore di accusare magistrati o carabinieri di negligenza. Spesso pubblicavano voci, pettegolezzi, persino dettagli macabri. Era un giornalismo molto più “colorito” e meno vincolato dalle regole attuali. Ci restituisce il clima dell’epoca: una città piccola, in cui tutti sapevano tutto di tutti, e dove ogni scandalo rimbalzava sulle colonne dei giornali.