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Dal 1852 l’azienda Camporelli porta sulle tavole dei novaresi il famoso biscotto di Novara.
Ai biscotti si unisce anche il dolce di San Gaudenzio.
Una golosità che dura da tantissimo tempo anche se un vero segreto, come ci racconta Ambrogio Fasola ,non esiste: «E’ la voglia di portare avanti una tradizione che fa parte della cultura novarese».
«Il biscotto di Novara, Camporelli, è il “dolce” quotidiano, è sempre stato un alimento, il dolce di San Gaudenzio è quello della festa».

Biscotto che nasce da tre elementi semplicissimi, uova, zucchero e farina.
Come viene sfornato? «Innanzitutto dall’impasto proprio dei tre elementi – prosegue Fasola – Viene fatto riposare e messo in una macchina di nostra concezione. Tutto quello che c’è all’interno della nostra azienda è stato inventato da noi partendo da un’esperienza acquisita negli anni».

Ogni giorno vengono prodotti 77 mila biscotti. L’impasto viene inserito nell’apposita macchina, lasciato sulla carta. «Questo in realtà è un po’ il segreto. E’ sempre stato fatto su carta perchè permette al biscotto una cottura molto rapida e non obbliga a dover ungere delle teglie».
Una volta stampato entra nel forno dove sta per 147 secondi. Dopo essere uscito dal primo forno già cotto, il biscotto si stacca e termina la prima cottura.
«E’ uno dei pochi biscotti al mondo che cuoce due volte. Una volta staccato entra in un essicatoio per la seconda cottura, molto lenta: a 75 gradi per quindici minuti. Questo disidrata il nostro prodotto e lo asciuga, porta via l’umidità e lo rende croccante come lo conosciamo. Una volta essicati i biscotti vengono confezionati subito, di fatto ancora caldi per evitare che l’umidità possa rientrare».
Il processo si chiude con la confezione tradizionale. «Basti pensare che è stato uno dei primi biscotti ad essere confezionato. Una volta veniva incartato a caramella con dei fogliettini di carta velina».

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