«È la stampa, bellezza!», la celebra frase di Humphrey Bogart alla fine del film del 1952, “L’ultima minaccia”, rischia di rimanere un mito solo per gli appassionati cinefili e di un gruppo sempre più ristretto di fedelissimi.
In settant’anni il panorama informativo è stato travolto dallo tsunami del web che ha completamente modificato l’approccio individuale all’informazione.
Consideriamo che in un minuto on line vengono condivise 650mila Instagram Story, il feed di Facebook viene scrollato 1,4 milione di volte.
Ci si confronta quotidianamente con l’inestinguibile bisogno di tenersi in contatto con gli altri che è ampiamente dimostrato dai numeri della messaggistica: ogni sessanta secondi vengono inviate quasi 200milioni di email, 70 milioni di WhatsApp e circa 10mila richieste di contatto su Linkedin.
Grandi numeri, ma che assumono un significato diverso se associati ai nativi digitali, cioè quelle generazioni che sono nate in una società multischermo e considerano le tecnologie un elemento naturale.
Inoltre la massa di informazioni/comunicazioni con cui ciascuno viene sollecitato h24 non garantisce in alcun modo il livello qualitativo. Se poca informazione non consente la comprensione della realtà, allo stesso modo un’eccessiva quantità di notizie può uccidere l’informazione senza generare conoscenza. In un panorama così complesso e in continua evoluzione assume una valenza irrinunciabile un aggiornamento e un approfondimento sulle dinamiche in corso. Un’urgenza che coinvolge in prima persona coloro che per scelta e missione svolgono un’attività di formazione e educazione nei confronti delle nuove generazioni. Sono gli insegnanti che ogni giorno in un continuo scambio con gli allievi possono aiutarli a districarsi in un contesto sempre più virtuale ed immenso.
Giovani che non sempre riescono a cogliere la “non libertà” che alimenta il mondo di Internet e l’illusione che sia un spazio dove l’informazione è più green rispetto agli storici giornali. È in questo panorama che si inserisce il percorso di formazione per insegnanti di religione voluto dall’Ufficio Scuola della diocesi di Novara. Cinque appuntamenti dal titolo “Comunicare, informare, un dedalo di linguaggi” (al via oggi a Borgomanero, condotto da Genisio con il regista e autore Gianni Dal Bello ndr.). Un’opportunità per imparare a comunicare meglio, a gestire le emergenze comunicative, ad orientarsi tra fake news e buona informazione.
Perché fin dal medioevo, prima ancora dell’invenzione della stampa o della possibilità di leggere un giornale, le persone volevano essere informate. Lettere, prediche, conversazioni, cerimonie civili erano i veicoli per le notizie nell’era preindustriale. Con la stampa l’informazione è passata da un ambito locale a quello mondiale. Ora viviamo un ulteriore cambiamento epocale dove gli adulti hanno il dovere morale di garantire alle nuove generazioni un sistema informativo trasparente, partecipativo e democratico. Per continuare a dire «E’ la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente, niente».