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Uomo o donna che sia, la violenza si annida nelle relazioni e distrugge quello che di più bello vi è nel creato: l’essere umano, la creatura più bella dell’universo. Ogni essere umano di qualsiasi estrazione sociale, di qualsiasi cultura porta con sé un valore indistruttibile. La relazione umana basata sull’amore è come un seme in terra che dorme la notte ma che di giorno veglia e cresce. Anche in situazioni di aridità se ben curato e riposto riesce a portare i suoi frutti. La relazione umana basata sul disconoscimento di una identità, di una dignità, del valore indissolubile del rispetto per l’altro, porta alla sopraffazione, alla denigrazione, alla svalorizzazione.

Bisogna essere capaci di interrompere questo modo di relazionarsi con l’altro, a maggior ragione se ci sono bambini. La violenza contro le donne, che in Novara si registra con un dato significativo, è l’espressione di una modalità di relazionarsi con l’altro basata sulla sopraffazione e la tirannia. Ci sono tiranni di fatto e tiranni in potenza.

Non è male solo quello che uno riesce a fare di male, ma anche quello che uno volentieri farebbe, se ne avesse il modo. Non è necessario incontrare una donna violata per maltrattamenti, botte e percosse per riconoscere che il rischio di costruire relazioni umane basate sulla violenza si annida ogni giorno nelle nostre storie. La violenza dimora in ciascuno di noi, dobbiamo educarci a controllarla, a sconfiggerla, a riconoscerla e a contrastarla. Dobbiamo educarci a portare rispetto per l’altro semplicemente ma non banalmente perché è “altro”.

La passione della tirannia, del dominare si fa strada quando non si allea con il benessere o è solo piacere bruto di comandare per comandare, di vedere gli altri ai nostri piedi e dipendenti da noi. Nessuno di noi si deve dimenticare che non ci siamo solo noi, ci sono gli altri che come noi hanno gli stessi diritti. Se l’oppressione e la tirannia, o il predominio prendono piede nella relazione tra uomo e donna si rischia di non lasciare spazio di vita all’altro. Per sottomettere occorre forza ma anche per interrompere le relazioni tossiche ci vuole forza. Non ci stancheremo mai di dirlo, rimaniamo sbalordite ogni giorno dalla bellezza delle donne forti che interrompono la relazione di maltrattamento, che con forza rinunciano a tanto, a volte a tutto, pur di vivere serenamente e dignitosamente.

Cosa è la violenza contro le donne? È quella forma di sopraffazione che ti fa pensare e vivere l’altro come un essere inferiore da comandare, per il quale uno decide della vita dell’altro, senza limiti, sfociando in agiti di violenza. Cosa è la violenza contro le donne se non la capacità di regolare le proprie emozioni non educandosi a riconoscere l’altro come un soggetto diverso da rispettare e, perché no, amare.

Nel corso dell’anno siamo state ingaggiate in numerosissime uscite di emergenza. Situazioni acute che richiedevano immediata protezione in pronto intervento. In questi momenti hanno inizio tante nuove storie che chiedono pazienza, attenzione, dedizione. Possiamo urlare mille proclami, creare slogan e mille campagne ma da una cosa sarà necessario partire: in profondità bisogna che ognuno di noi si chieda chi è l’altro per me e come vogliamo che gli altri vivano e vedano gli altri per una storia dell’umanità migliore? Come facciamo ad educarci al bene se, ogni momento, la morte in cronaca diventa la regina globale delle nostre vite? Come facciamo ad educarci al bene quando denaro e potere regolano la vita degli esseri umani? Quali sono le nostre speranze? Il cacciatore di Biancaneve non ha avuto il coraggio di uccidere così tanta bellezza, lascia scappare Biancaneve. Alla fine l’amore trionfa, passando da invida morte e violenza. Forse questa è l’unica speranza che può condurci ad essere sempre pronte, a resistere e ad aprire le braccia ogni qualvolta una donna chiede aiuto. La volontà di qualcuno di riconoscere nell’altro tanta bellezza da lasciarla andare e tentare di vivere una vita serena.
Il nostro, oggi, nonostante i numeri è uno sguardo sul domani, basato sull’altruismo che rende l’essere umano libero.

Non dimentichiamoci, e questo è un appello, che nelle relazioni dove prevale la violenza ci sono due soggetti. La vittima e colui che agisce violenza. Il colui che agisce violenza è anch’esso un essere umano che necessita di attenzione e di azioni educanti. Non dimentichiamoci che il maschio può essere padre. Ho letto un libro che sta ruminando ancora nella mia mente, “La vita accade”, di Alberto Pellai. In quel romanzo vince l’amore, vince la capacità di riconoscere l’altro come un essere umano superando ogni bruttura e ogni fragilità umana. Questa è la speranza, che nonostante le ferite ognuno di noi sia in grado di andare oltre, riparando il male, riparando il dolore, riparando gli agiti violenti. Si può fare, certo si può realizzare ma tutti insieme, perché l’indifferenza distrugge le relazioni umane. Questa città non è indifferente, l’ho già detto in diverse occasioni, questa città è capace di andare oltre e di guardare al futuro.

Le donne che abbiamo aiutato sono tantissime, le richieste che abbiamo accolto superano le 400 chiamate, in un anno. 169 sono le donne che hanno chiesto aiuto e 63 sono stati i percorsi attivati. Non sono pochi e non consideriamo un danno questo numero, lo consideriamo un buon lavoro, grazie a tutti e tutte.

Elia Impaloni, Liberazione e Speranza Centro antiviolenza Spazio Donna di Novara

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