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I Giorni della Merla sono i più freddi dell’anno? Non è esattamente così. O meglio, può esserlo in misura contingente. Del resto abbiamo visto stagioni in cui il semestre freddo ha toccato l’apice a fine febbraio – inizio marzo (vedi 2018), altri a metà dicembre (vedi 2009), altri in pieno gennaio (il recente 2017). Quindi, di anno in anno tutto può essere. Questa premessa – necessaria – è per capire che la singola stagione può tranquillamente sfuggire alla regola statistica.

Detto ciò, mettendo assieme gli oltre 150 anni di dati, possiamo affermare che a Novara i giorni mediamente più freddi cadano tra il 10 e il 15 gennaio e non, come vorrebbe la tradizione, tra il 29 e il 31, per l’appunto “la Merla”. Nelle zone continentalizzate, infatti, il gelo statisticamente anticipa di 10-15 giorni il proprio culmine rispetto alle aree a forte influenza Mediterranea, non necessariamente costiere, laddove l’inerzia del Mare Nostrum si fa sentire in misura importante. Se pensiamo che la nascita della tradizione della Merla viene attribuita ai Greci, e riadattata dai Romani, allora i conti tornano, perchè nell’Italia centromeridionale il culmine stagionale è spostato in avanti proprio di una quindicina di giorni rispetto all’area padana, e va giustappunto a cadere attorno alla Merla.

Tuttavia, la questione dei giorni statisticamente più freddi poco importa, in fondo, perchè il vero guadagno termico dipendente dall’aumento delle ore di luce e dalla minore inclinazione del Sole inizia a diventare marcato solo dopo la metà di febbraio e non prima. Dunque, se è vero che statisticamente fa più freddo a metà mese, anche a fine gennaio i rigori dovrebbero comunque persistere in modo netto.
Del resto, i novaresi sanno che in questo periodo, secondo leggenda, è intervenuto il patrono San Gaudenzio a far cessare una terrificante bufera di neve e a far fiorire un roseto. Qualcosa dovrà pur dire.

Eppure, di freddo alla Merla non c’è più traccia ormai da anni. Anzi, nel riscaldamento climatico invernale, che riguarda l’intero trimestre, è proprio il mese di gennaio a essere quello che più di tutti manca all’appuntamento con il freddo: il mese più anomalo rispetto alle medie di riferimento.
A fronte di medie che prevederebbero minime attorno ai -1 e massime a 5.3 in città (-3.2 e +5.1 fuori città) ormai sempre più spesso restiamo al di sopra dello zero. Sistematicamente, le massime vanno al di sopra dei 10 gradi (14,9 il 30 gennaio 2023).

Quest’anno la mitezza ha prevalso in pedemontana con punte attorno ai 20 gradi il giorno 27. Al di là del caso specifico della Merla, è chiaro che in questi anni qualcosa si è rotto definitivamente nelle dinamiche invernali: le irruzioni fredde sono sempre più rare e deboli, non nevica quasi più, mentre periodi di mitezza anomala trascorrono senza interruzione per tutto l’inverno. Le cause risiedono sia nella maggiore disponibilità termica, dovuta ai cambiamenti climatici, che nella rottura, a quanto pare irreversibile, delle dinamiche circolatorie emisferiche.

Probabilmente, la diminuzione dei gradienti termici tra alte e basse latitudini, dovuta al poderoso riscaldamento dell’Atlantico soprattutto centro-settentrionale, ha reso gli scambi di calore e le onde di Rossby meno inclini a raggiungere latitudini mediterranee. Sempre meno freddo scende dall’Artico, in sostanza. Anche in inverno, la maggiore ingerenza dell’alta pressione afro-mediterranea si fa sentire, benchè sia una figura barica strutturalmente ben diversa da quelle che arroventano le nostre estati.
Naturalmente questa circostanza è in fase di studio e non riguarda nello specifico la fine di gennaio, bensì l’intera evoluzione dei nostri inverni.

Dunque, oltre a fare mediamente più caldo, stanno sparendo anche quegli episodi irregolari di freddo e neve che da sempre hanno contraddistinto il nostro clima, anche in presenza di inverni tutto sommato miti. Se 2000 anni fa avessimo avuto una mitezza così persistente, niente famigliola di merli nel comignolo; e probabilmente i noti uccellini appartenenti alla famiglia dei tordidi sarebbero ancora oggi bianchi.

Luca Dal Bello, storico del clima e Validatore dei dati del Centro Meteo Lombardo

Luca Dal Bello, storico del clima e Validatore dei dati del Centro Meteo Lombardo

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