L’Italia che emerge dal mare di acqua e di fango in Emilia Romagna è anche un Paese di cui andare orgogliosi.
Lo spettacolo di migliaia di giovani che, spontaneamente, corrono da ogni parte d’Italia per spalare armati solo di pala fa giustizia di tante narrazioni esagerate di una gioventù vuota, egoista, sdraiata.
Anche la straordinaria efficienza della Protezione civile italiana, un mix integrato di personale militare e di civili, persone dipendenti dallo stato e rappresentanti del volontariato ci fa capire che la lezione di tante calamità che ci hanno sorpresi lenti ed impreparati è stata appresa e ha cambiato decisamente in meglio procedure e strutture.
Si tratta anche della popolazione romagnola ed emiliana ricca di civismo, di senso della comunità e della cooperazione che la secolarizzazione e la crisi delle ideologie non hanno fatto smarrire.
Anche nel campo della collaborazione fra politici con orientamento politico e responsabilità diverse, simboleggiata dagli incontri costruttivi fra la Premier Meloni e il Presidente Bonaccini, sembra che, finalmente, si siano fatti dei passi in avanti. Così anche i primi provvedimenti urgenti assunti dal Governo sono stati all’altezza della gravità della situazione.
Alluvione in Romagna, la lezione della solidarietà
L’editoriale dei direttori dei giornali delle diocesi alluvionate della Romagna
L’impatto con una tragedia così inedita e di queste proporzioni che si è abbattuta su una delle Regioni più ricche del nostro Paese con gravi rischi di impatto negativo sul PIL del Paese non poteva non accrescere il senso di responsabilità dei principali attori politici e sociali.
Sul post-alluvione invece il capitolo è tutto da scrivere e pesano forti interrogativi.
Da una parte anche se la valutazione puntuale e completa dei danni non è stata ancora fatta l’evento rischia di diventare una fortissima zavorra per i conti pubblici e per la stessa prospettiva di crescita dell’economia nazionale.
C’è chi chiede, come il centrosinistra, che ha in questa Regione il suo storico baluardo, di dirottare una parte dei fondi europei del PNRR sulla ricostruzione ma rimodulare e dirottare i progetti. si tratta di un’operazione oggettivamente molto difficile per un Paese già fortemente in affanno nel rispetto dei tempi e delle scadenze dello stesso Piano.
L’Europa su cui si punta per avere risorse aggiuntive proprio nei giorni dell’alluvione ha richiamato il nostro Paese ad un nuovo rigore di bilancio, messo da parte durante la pandemia, ed evitare ipotesi di riduzione della pressione fiscale come la Flat-tax.
Solidarietà novarese nelle zone alluvionate della Romagna
Solidarietà di tanti novaresi, che sono intervenuti in aiuto alle zone alluvionate della Romagna.
Tutto il tema dei modi e dei tempi della ricostruzione rischia di essere un terreno minato.
È aperto il confronto su chi debba essere il Commissario che gestirà i fondi della ricostruzione.
Paradossale che la Lega di Salvini che preme per una forte devoluzione di poteri ai livelli regionali, sia tendenzialmente contraria ad attribuire i poteri commissariali al presidente della Regione Bonaccini. Anche se il recente commissariamento per il post terremoto (che ha colpito sempre l’Emilia Romagna) ha registrato risultati positivi grazie alla gestione regionale.
La contesa di fondo.
Per “ricostruzione s’intende il ripristino di ciò che c’era prima, come era prima?
O, piuttosto, si tratta d’immaginare un modello di sviluppo, ripensato alla luce del cambiamento climatico?
È un confronto fra ipotesi differenti e, quasi, antagoniste: una più quantitativa e attenta prioritariamente alla crescita economica e un’altra che bada alla sostenibilità con benefici a lungo termine e qualche cost0 nel breve (anche di impopolarità).
La questione attraversa gli stessi schieramenti politici, influenzerà il dibattito politico ma, soprattutto, peserà sulla nostra vita quotidiana dei prossimi anni.
Pierluigi Tolardo