Condividi su

Sanità, sostegno alla natalità e rivalutazione delle pensioni più povere. I numeri indicano uno scostamento del deficit previsto per il 2024 (richiesto all’Europa) di 0,7 punti il che, in termini quantitativi, significa 15,7 miliardi. Il Governo dovrebbe essere nelle condizione di aggiungerci altri 6-7 miliardi che verrebbero da risparmi sulle spese. Il “tesoretto” potrebbe risultare di 22 miliardi. Forse 23. Significa che i soldi a disposizione sono pochi e in quantità enormemente inferiore rispetto alle criticità che richiederebbero interventi “pesanti”.

Va da sé che queste difficoltà non sono provocate dal governo Meloni. Il nostro Paese paga antiche politiche lassiste in termini di bilancio e sconta la mancanza di una vera visione strategica.

Giusto per un esempio: la partita dell’energia. Siamo stati capaci di dire “no” al nucleare senza trovarne le alternative. Il risultato è che importiamo energia prodotta con il nucleare francese (che ha sistemato gli impianti sul Monte Bianco, a qualche centinaio di metri dal confine) senza metterci al riparo dai temuti incidenti ma obbligandoci a spese superiori determinate da chi detiene un monopolio produttivo.
O, per aggiungerci un altro elemento di riflessione: l’Europa in decenni di attività – dal Roy Jenkins del 1977 alla Von Der Leyen di adesso – non è stata in grado di definire un parametro fiscale capace di assicurare un sistema di tassazione “almeno omogeneo” fra i paesi dell’Unione.

Accade che l’Olanda applica una tassazione del 15 per cento mentre da noi si supera tranquillamente il 70.

In questo modo l’evasione (sicuro che se ne parlerà…eccome se ne parlerà) non è solo tollerata ma, addirittura, incentivata. Le aziende – a dozzine – si sono trasferite fra L’Aia e Amsterdam. Fiat e Ferrari, Luxottica, Mediaset, Ferrero, Campari, Exor, Cementor Telecom e – persino – società con significative partecipazioni statali come Eni o Enel. Calcoli inevitabilmente approssimativi dicono che queste aziende, in Italia, avrebbero dovuto pagare 30 miliardi di tasse (che sarebbero comunque troppe) e ne pagano 10 (che restano troppo poco). La maggior parte dei consiglieri di amministrazione di queste società prendono la residenza in Olanda perciò – anche loro – pagano là un terzo delle tasse che pagherebbero qui.

Quando si è immaginato di costruire gli Stati Uniti d’Europa non si è preso in considerazione il fatto che in Arizona e nell’Illinois il sistema fiscale è omogeneo? Si doveva “costringere” l’Italia ad abbassare le aliquote fiscali e l’Olanda ad alzarle. Con un prelievo – mettiamo – medio fra 15 e 70 il sistema economico dell’Europa avrebbe avuto più giustizia sostanziale e maggiore spinta produttiva.
Detto questo, con il poco che rimane, serve affrontare le questioni più urgenti che riguardano l’ambito della sanità. Esiste prima di tutto il problema della carenza di medici, soprattutto in alcuni settori: difficile trovare chi accetta di lavorare al pronto soccorso.

Per il personale della sanità servono dai 2 ai 4 miliardi che dovrebbero consentire di detassare il lavoro straordinario. Altrettanto per i rinnovi del contratto di dipendenti pubblici e forze dell’ordine.

Poi esiste la tematica più generale legata alla riduzione del cuneo fiscale che potrebbe essere abbattuto sugli aumenti dei salari previsti dalla contrattazione collettiva.

Si gioca una partita da affrontare con prudenza, tenendo conto che la coperta è corta e la lista lunga.

Roberto Cota

Roberto Cota

Condividi su

Leggi anche

Editoriali

La Speranza che cambia i cuori

Gianluca De Marco

Editoriali

Le “chiese di mattoni” ci ricordano che siamo Chiesa di persone

Redazione

(Foto Sir / AFP)
Editoriali

Se le risorse vanno in armi non ci sono soldi per la sanità

Don Renato Sacco