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Carissimi, iniziamo questo Giubileo dei giovani come “Pellegrini di speranza”. Abbiamo camminato spiritualmente un anno intero su questo tema, ma possiamo dircelo: non basta parlarne un anno in oratorio e leggere qualche libro sul tema per acquisirla una volta per tutte.

La speranza è un esercizio quotidiano dell’anima e spesso, messi davanti alla durezza della vita, è difficile sperare. Altre volte invece ci lasciamo ingannare e, come il popolo d’Israele, mal riponiamo la nostra speranza in “vitelli d’oro”, idoli vuoti, false speranze che illudono, anche se all’inizio sembrano brillare.

Le immagini del vitello d’oro, del granello di senape e del lievito possono aiutarci ad iniziare bene questo pellegrinaggio.

I nostri vitelli d’oro

Siamo chiamati in questi giorni di pellegrinaggio a scavarci dentro e scovare i nostri vitelli d’oro, le nostre false speranze.
Spesso nel nostro intimo possono presentarsi così:

  • “Se piaccio agli altri, allora valgo”
    Idolo dell’apparenza e del bisogno di approvazione.
    → Il rischio: vivere in funzione dello sguardo altrui, diventare schiavi dell’apparire.
  • “Devo arrivare in fretta senza faticare”
    Idolo del successo immediato.
    → Il rischio: costruire su sabbia e sentirsi falliti se il “successo” non arriva subito.
  • “Conto se guadagno”
    Idolo del denaro.
    → Il rischio: perdere se stessi nella corsa, confondere “avere” con “essere”.
  • “Senza questa persona non sono nulla”
    Idolo delle relazioni affettive assolutizzate.
    → Il rischio: schiavitù emotiva, delusione profonda, dipendenza affettiva.
  • “Se non sento dolore, allora va tutto bene”
    Idolo delle dipendenze e delle compensazioni.
    → Il rischio: anestetizzare il cuore invece di sanarlo.
  • “Decido tutto io, non ho bisogno di nessuno”
    Idolo del controllo totale della vita.
    → Il rischio: crollare quando la vita impone limiti, fallimenti, fragilità.

Ma queste non sono speranze, sono illusioni.
Quando qualcosa va storto — un fallimento, un abbandono, un vuoto interiore — tutto crolla.

Cristo, vera speranza

Un’altra voce parla al nostro cuore: quella di Gesù.
Egli non è un “venditore di fumo”, ma offre una speranza che non delude.
La speranza non è qualcosa, ma qualcuno: ha un volto, quello di Gesù Cristo.

Ecco allora come risuona in noi questa speranza:

  • Tu vali perché sei amato, non perché piaci.
  • La vita cresce nel tempo, come un granello di senape, non in un click.
  • La gioia è dare, non solo avere.
  • L’amore vero libera, non trattiene.
  • Io sarò sempre con te: non ti distraggo dal dolore, ma ti sostengo, lo vivo con te.
  • Non sei solo: il Padre è con te, anche quando non capisci tutto.

Vitello d’oro o granello di senape?

Avete intuito la differenza?

Il vitello d’oro è:

  • Immediato
  • Rumoroso
  • Vistoso

Gesù è:

  • Piccolo come un seme
  • Nascosto come il lievito
  • Ma porta frutto vero, che resta:

Porta relazione, non illusione;
Dona tempo, non ansia;
Stimola verità, non apparenza;
Costruisce comunità, non isolamento;
Dona speranza oltre la morte.

Nessun vitello d’oro sopravvive alla fragilità umana.
Cristo invece muore e risorge.

Con Cristo, pellegrini di speranza

Cari giovani, non cercate vitelli d’oro, cercate Cristo!
Lui non vi toglierà la fatica, ma vi darà una speranza che non delude, perché è radicata non in “oro”, ma nell’amore di Dio.

Lasciamo cadere gli idoli,
ripartiamo con il granello della Parola nel cuore,
il lievito della fiducia nelle mani
e la speranza di Cristo negli occhi.

Don Gianluca De Marco Direttore dell'Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara

Don Gianluca De Marco,
Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara

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