Notte prima degli esami di Antonello Venditti sarà forse la colonna sonora di questi giorni per i maturandi vicini al prossimo Esame di Stato. Immagino l’ansia e la fatica che accompagnano questo evento che è ben più di una verifica finale: è una tappa decisiva e simbolica della loro vita, forse uno dei pochi “riti di passaggio”, di valenza pubblica e privata rimasti, che sancisce l’ingresso nella fase adulta della vita. Se fino a pochi giorni fa la domanda era «Come sarà andata la verifica?», e in questi giorni «Quali saranno i temi della prova di italiano?», fra poco si farà più forte un’altra domanda, che forse scalpita già da qualche tempo: «Quale sarà il mio futuro?».
L’esame di maturità è infatti solo una tappa di fronte alla svolta vocazionale della vita, di ricerca del proprio posto. Rivolgo allora due parole direttamente ai maturandi: una per questo tempo di prova e una per questo tempo di scelta. La prima parola è: «Tu vali più di un voto!». La maturità non è un 100, non fermatevi al voto che prenderete: esso non definisce la vostra persona, è una valutazione di una prestazione, un adempimento. Con questo non voglio sminuire la prova che sosterrete: studiate, mostrate quanto siete validi e intelligenti, ma a cosa serve puntare al 100 se poi non si è maturi nel/per la vita? Abbiate a cuore anche l’altra maturità, quella dell’apertura del cuore e della mente, quella della ricerca e del dialogo, quella della generatività e della responsabilità. Sarete maturi se costruirete vita attorno a voi, se avrete il coraggio di prendervi a cuore il mondo, gli altri, voi stessi; sarete maturi se riuscirete a raccogliere le opportunità che la vita vi presenta e ad usare sapienza rispetto alla vostra fallibilità e al fallimento: si matura anche cadendo, anche sbagliando. Vivete la vostra esistenza come il tirocinio per prepararvi al vero esame finale, quello in cui «alla sera della vita saremo giudicati sull’amore» (San Giovanni della Croce).
La seconda parola è: «Segui la tua curiosità e rischia!». Scegliere è difficile: ci sono tante opzioni, c’è la paura di sbagliare, ma anche la paura della novità. Avere tanti dubbi a 18-19 anni è normale, si sceglie partendo dai nostri punti di forza, dalle nostre passioni, seguendo la nostra curiosità. Questo richiede da una parte una grande capacità di ascolto e di consapevolezza di sé e dall’altra tanta immaginazione. Immaginare non è fantasticare, ma provare a sognare e scoprire come poter fare a trasformare le proprie competenze e attitudini in una passione, in un lavoro, in un percorso di studi. Questo è un punto di partenza, poi magari il futuro che vi verrà incontro sarà diverso da come lo avete immaginato e qui sarà importante lasciarvi sorprendere: Cristoforo Colombo è partito pensando di arrivare nelle Indie attraverso una nuova strada, invece ha scoperto l’America e non è stato così brutto. Potrà anche succedere di non trovare subito, alla prima scelta, il proprio posto, l’indirizzo universitario o il lavoro che fa per voi.
Niente panico o ansia di voler rendere tutto concreto e utile subito: se non avete ancora trovato il vostro posto, vuol dire che c’è ancora da scoprire e, con l’esperienza acquisita, ricalibrare la rotta ed esplorare. Prima e durante questo viaggio alla scoperta di voi stessi non abbiate paura di confrontarvi, di avere dei punti di riferimento, non qualcuno che scelga per voi, ma che vi dia idee e strumenti per scegliere.
Infine una parola di congedo per questo tempo di vacanza: «Riposa!». “Vacanza” richiama l’idea del vuoto, ma trovo brutto concepire il tempo del lavoro e dello studio come un “tempo pieno” e un “tempo vuoto” quello estivo: piuttosto l’estate sia il “tempo del riposo”. Anche Dio si è riposato dopo la creazione: non lo spazio del non far nulla, ma quello del godere di ciò che si è fatto e quindi relazionarsi con esso. Sia per voi il riposare non l’oziare, ma il godere di quello che avete fatto curando le relazioni con voi stessi, con le persone e con Dio: sarebbe bello riconoscerlo nell’incontro con gli altri, a contatto con le bellezze del creato e nella preghiera. Buon esame, buona scelta, buon riposo!

Don Gianluca De Marco, Direttore dell’ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara
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