La Giornata Mondiale di preghiera per il Creato ci offre un’occasione per riflettere sul nostro rapporto con la natura. Nello scorso mese di luglio Papa Leone ha celebrato per la prima volta la Messa utilizzando il formulario per la Custodia del Creato. I testi liturgici fanno diventare preghiera di tutta la Chiesa quanto espresso dal recente magistero, dove, anziché allinearsi ad un ecologismo di stampo neopagano, in cui la natura è divinizzata, si riscopre il compito affidato all’uomo dal Creatore, ossia coltivare e custodire la terra (Gen 2,15). La natura non coincide con la presenza di Dio ma la persona è il legame cosciente tra Dio e la creazione e la liturgia è l’azione in cui si contempla e si ricapitola tutto il mistero del mondo e la sua salvezza. Tutte le iniziative che si vivono per celebrare questa giornata portano a riscoprire un legame inscindibile tra Dio e ciò che ha creato, ossia l’uomo e la natura.
L’ecologia integrale presentata da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ pone in interconnessione la crisi ecologica e quella sociale richiedendo soluzioni per promuovere la giustizia sociale, un’economia a servizio del benessere umano e scelte sostenibili per le generazioni presenti e future. L’inserimento nella liturgia di un’attenzione ecologica è tutt’altro che una novità. Fin dai primi secoli la liturgia cristiana ha santificato il tempo delle quattro stagioni con i riti delle “tempora”, presenti ancora oggi nel Benedizionale: la preghiera, la pratica del digiuno e l’elemosina preparano i cristiani ad accogliere con riconoscenza il dono del tempo e a riconoscere Cristo come origine e senso ultimo della natura.
La contemplazione della bellezza nella natura richiede un profondo legame con l’autentica spiritualità cristiana. La montagna ad esempio offre questa possibilità. La nascita stessa dell’alpinismo non è motivata solo da scopi scientifici o agonistici. Il nostro don Giovanni Gnifetti, raggiungendo nel 1842 per primo la vetta del Monte Rosa che oggi porta il suo nome, dichiarava che il suo motivo era quello di voler “contemplare più davvicino la magnificenza delle opere del Sommo Creatore” e la stessa regina Margherita di Savoia, inaugurando il rifugio che porta il suo nome sulla stessa vetta arrivò ad esclamare: “Innanzi a questa grandezza di ghiacciai tace il dubbio misero, e la Fede si alza forte e vivace insino a Dio”.
L’andare in montagna diventa dunque occasione per sperimentare questa connessione tra Creatore, creato e creatura. Intraprendere una salita richiede varcare una soglia tra la vita ordinaria e quell’esperienza: occorre trovare le motivazioni per superare ostacoli, affrontare pericoli e fatiche, per raggiungere una vetta e soprattutto ritornare a casa. Fare escursionismo o alpinismo è fondamentalmente vivere un “rito” attraverso il quale è possibile trovare il senso più profondo della propria esistenza. Non si tratta solo di porre un gesto atletico ma è soprattutto sperimentare qualcosa che ci arricchisce interiormente grazie all’opportunità di vivere e accogliere ciò che un luogo offre, tornando poi alla quotidianità trasformati. Pertanto, quanto offerto dalla montagna può aiutarci a comprendere meglio i riti con cui riceviamo i sacramenti, ad esempio l’Eucaristia.
Cogliamo le motivazioni, la fatica e il rischio che ci spingono ad entrare nella celebrazione della Messa, come se stessimo affrontando una scalata in montagna? Il modo cosciente di abitare un ambiente come la montagna può portarci a vivere meglio anche la ritualità cristiana, in quanto anch’essa è sempre esperienza gratuita di dono e di armonia con Dio, il creato e le altre creature.

Don Marco Barontini, rettore del Seminario San Gaudenzio della diocesi di Novara
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A questa pagina, la presentazione del pellegrinaggio organizzato in occasione della Giornata mondiale di preghiera per il Creato.