«Non possiamo restare in pace in questo fine anno segnato dalla tragedia che sconvolge la Terra Santa, mentre nel cuore dell’Europa continua la sofferenza del martoriato popolo ucraino». Così inizia l’appello di alcuni presidenti di associazioni e movimenti cattolici italiani. Già da qualche anno la gran parte delle associazione laicali italiane, oltre 40, ha dato vita ad una serie di iniziativa per smuovere le coscienze, dal basso, di fronte alle guerre, le armi e in particolare le armi nucleari. In questo documento uscito qualche giorno prima della giornata Mondiale della Pace viene rinnovato questo invito a non essere indifferenti, a non tacere.
È un tempo che ci invita alla conversione profonda per non restare inerti e indifferenti davanti a scelte che appaiono delegate solo ai capi delle nazioni, gli stessi ai quali si è rivolto papa Francesco per ribadire che «a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario» (Messaggio alla Cop28 del 2 dicembre 2023). Per questo motivo, all’inizio del 2024, come cittadini di questo Paese e del mondo intero, rinnoviamo la forte sollecitazione a mettere al centro del dibattito pubblico il ripudio della guerra a partire dalla necessità di bandire non solo l’uso ma anche il possesso delle armi nucleari.
E continua: «L’Italia ha un ruolo storico e morale da svolgere come promotrice di una cultura di pace in uno scenario che appare sempre più incerto.
La consapevolezza dell’irrompere dell’intelligenza artificiale pone, ad esempio, gravi questioni politiche «nel contesto ideologico di un paradigma tecnocratico, animato da una prometeica presunzione di autosufficienza» (Messaggio di papa Francesco per la 57esima Giornata Mondiale della Pace).
Tale vertigine di onnipotenza conduce, ora, al paradosso di affidare ad un algoritmo la decisione finale dell’arma letale di autodistruzione di massa».
L’appello – che per ora porta la firma solo di alcuni presidenti: Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale delle Acli; Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana; Matteo Fadda, Presidente dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; Gabriele Bardo e Cristiana Formosa, Responsabili nazionali del Movimento dei Focolari Italia; Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente nazionale di Pax Christi, ma sono solo le prime firme, in attesa che si uniscano anche molte altre – prosegue: «Cominciamo, dunque, il nuovo anno con il mese di gennaio dedicato alla pace affrontando apertamente la questione dell’adesione dell’Italia al Trattato Onu del 2017 di messa al bando delle armi nucleari. Una grande occasione per rimettere l’Europa stessa al centro di un processo pace. Cominciamo il nuovo anno anche rivolgendo un forte appello al Governo e al Parlamento affinché il nostro Paese faccia sentire alta e forte la propria voce per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Medio Oriente».
Sono parole forti, che vanno a toccare il profondo della coscienza di ognuno per evitare l’abitudine e l’indifferenza, in vista della marcia nazionale della Pace che si è svolta la notte di capodanno a Gorizia, città simbolo di guerre, morti e frontiere e che sarà, nel 2025 la capitale Europea della Cultura insieme a Nova Goriza. La marcia, giunta alla 56esima edizione, avviene come ogni anno alla vigilia del 1 gennaio, Giornata Mondiale della pace. Quest’anno il messaggio del Papa aveva questo tema: “Intelligenza artificiale e pace”. Qualche riflessione c’è stata a Gorizia sia durante la marcia, sia durante il convegno nei giorni precedenti, promosso da Pax Christi. Un interessante contributo alla riflessione sull’intelligenza artificiale così attuale è offerto dalla rivista ‘Mosaico di pace’, che ha dedicato il numero di gennaio proprio a questo tema (mosaicodipace.it), distribuito a tutti partecipanti alla Marcia. Dopo varie tappe di riflessione, la marcia ha concluso il cammino con la Celebrazione Eucaristica nella concattedrale di Nova Goriza.
Prima della celebrazione i partecipanti hanno potuto ascoltare le forti parole di Giuditta Brattini, volontaria che era da poco rientrata da Gaza. Sofferta la sua testimonianza. Breve e incisiva, non lascia spazio ai sentimentalismi di questi giorni, né alle buone e pie intenzioni. A Gaza è in atto un massacro, oltre 20.000 civili uccisi, molte donne e bambini. Se facciamo silenzio diventiamo complici. La testimonianza da Gaza si è unita a quanto ci giunge da altri luogi di guerra, dall’Ucraina, dalla Russia e da tanti altri luoghi di conflitti più o meno dimenticati. La richiesta incessante è di un cessate il fuoco immediato!
Chiare e forti erano state anche le parole di papa Francesco all’Urbi et Orbi di Natale: «La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre». Papa Francesco non si stanca di ribadire ‘no’ «ad ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse… quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti!» e aggiunge: «E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?» E continuava con parole che vanno rimeditate in questi giorni dell’Epifania in cui ritorna la figura di Erode: «Oggi, come al tempo di Erode, si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti!».
E così pur celebrando il Natale, la Giornata della pace, la Festa dell’Epifania corriamo il rischio di… non commuoverci neanche più di fronte alla guerra e alle sue vittime. Ci si abitua a tutto, anche alle stragi degli innocenti. In fondo in fondo, Erode non è poi così cattivo. Aveva anche lui le sue ragioni. E i Magi non si dovevano permettere di disobbedire al potente di turno. L’Epifania ci chiede di scegliere da che parte stare. Se vogliamo stare dalla parte delle vittime non passiamo stare con Erode! Ma con i Magi, che disubbidiscono a Erode e ‘per un’altra strada fecero ritorno al loro paese’.
Don Renato Sacco, Consigliere nazionale
di Pax Christi