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Misurare la neve al Passo dei salati, sul monte Rosa. L’operazione non è semplice come potrebbe sembrare a tutta prima. Serve un’apparecchiatura speciale che è stata messa a disposizione dalla multinazionale tedesca Frosta che si occupa di produzione di alimenti surgelati e che conserva una sensibilità per i temi ecologici. Con legambiente ha donato al Laboratorio di climatologia alpina un pluviometro indicato con la sigla (che potrebbe apparire astrusa) TrwS x2y.

Ora cerchiamo di capire bene di cosa si tratta. La maggior parte dei pluviometri moderni, anche automatici, hanno un problema non da poco, qualora installati in zone con un clima particolarmente rigido come quello di montagna.

Quando nevica in presenza di temperature negative, la neve non ha la possibilità di fondere immediatamente ed entrare nel collettore; anzi, staziona per tutta la durata della precipitazione nevosa fino a quando le temperature non si alzano su valori positivi facendola liquefare. Risultato? Le precipitazioni equivalenti (cioè la quantità di acqua liquida corrispondente alla nevicata) risultano sottostimate: solo una parte dell’intera precipitazione nevosa viene collettata nel pluviometro. Infatti, parte della neve cade di lato; parte della neve, quando esce il Sole o crolla l’umidità, sublima (passaggio da stato da solido a gassoso); e parte della neve a volte non entra neanche nel pluviometro, sospinta orizzontalmente dagli impetuosi venti di alta quota. Per di più, quella che entra non viene attribuita al giorno della precipitazione nevosa, perchè magari staziona nell’imbuto per parecchi giorni. Nel frattempo si verificano altre nevicate che, con il pluviometro otturato, non hanno la possibilità di essere conteggiate.

I pluviometri con riscaldatore risolvono il problema solo parzialmente, senza contare che spesso il meccanismo si inceppa a quelle temperature.

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