Una chiesa gremita, canti che evocano terre lontane e testimonianze che sanno toccare l’anima. È stata una veglia missionaria intensa e partecipata, quella celebrata nella parrocchiale della Sacra Famiglia, a Novara, sabato sera. Per la prima volta la comunità guidata da don Franco Finocchio ha ospitato questo appuntamento diocesano, capace di raccogliere 250 persone, tra cui molti ragazzi e un gruppo scout che ha preso parte anche al pre-veglia pomeridiano.
A presiedere la celebrazione, il vescovo Franco Giulio Brambilla, che ha ascoltato con attenzione ogni intervento. Durante la sua riflessione ha commentato il passo del Vangelo di Marco (4, 26-32), incentrato sulla parabola del seme che cresce da solo e su quella del granello di senape. «Un brano che è un antidoto contro l’ansia e contro la paura del fallimento – ha detto – perché ci ricorda che la crescita del Regno di Dio avviene comunque, non per il nostro sforzo, ma per opera di Dio».
Ciò che è chiesto ai cristiani, quindi, è di seminare con pazienza, come discepoli che si affidano, più che produrre risultati visibili. Il vescovo ha sottolineato come anche il più piccolo dei semi, come quello di senape, possa diventare un grande albero, simbolo di un Regno che nasce nel nascondimento e nell’umiltà, ma si espande grazie all’opera dei suoi discepoli. Nelle prime fila di banchi anche i giovani, protagonisti del progetto “R-estate in missione”, che, negli scorsi mesi, hanno condiviso settimane intense con le comunità locali in Ciad, India e Brasile.
Toccanti le testimonianze. Don Nur Nassar, sacerdote Fidei Donum in Ciad: «Troppe volte, prima ancora che su Dio, rischiamo di fondare la missione sul fare, sul costruire, sul dare. In realtà, il cuore della missione è il camminare accanto, dare amicizia e presenza a chi ci viene affidato». Irene Pennisi, volontaria rientrata dalla sua seconda esperienza in Ciad: «La prima volta che sono partita, nel 2024, pensavo alla missione come a un’occasione per “fare” qualcosa. Ma ho capito che la missione non è fare, ma stare. Stare con le famiglie, ascoltare, condividere».
A sostenere la veglia con il canto e la musica è stato il Coro Michela di Trecate, diretto dalla maestra Gigliola Grassi. Le voci del coro hanno accompagnato la preghiera con sonorità e canti zulu, e un emozionante Padre Nostro in swahili, indossando per l’occasione poncho colorati, simbolo di festa e multiculturalità.
Ad aprire la serata è stato padre Massimo Casaro, direttore del Centro missionario diocesano, visibilmente commosso per la partecipazione: «È bello vedere la chiesa piena. Questa è la prima volta che celebriamo qui la veglia missionaria, e lo facciamo nel segno della fraternità e della preghiera, seguendo la traccia suggerita da Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale: “Missionari di speranza tra le genti”. È un invito a non restare fermi, ma ad essere cristiani in uscita, capaci di attenzione verso i poveri, i malati, gli anziani, gli esclusi».
Un invito che, sabato sera, si è fatto parola, canto, volti. E soprattutto, testimonianza viva.
L’articolo, con le foto e altri approfondimenti sulla Veglia, l’Ottobre misisonario e il pre veglia, con altri servizi dalla Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale in edicola e online da venerdì 24 ottobre. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando qui.

























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