Dopo l’Assemblea diocesana di Boca di avvio anno pastorale, con al centro il Giubileo 2025 che prenderà il via il prossimo 24 dicembre – e che in diocesi si aprirà con la solenne celebrazione in cattedrale domenica 29 dicembre alle 16 -, pubblichiamo il messaggio del vescovo Franco Giulio alla diocesi. Riprendendo alcuni passaggi chiave della sua lettera pastorale “Le dieci parole della fede”, il vescovo tratteggia un itinerario che dalla riscoperta del Credo e del cuore della nostra fede, giunge a indicare le ragioni della speranza cristiana.‘
Quando nel 2012 venni tra voi, la prima domanda che vi avevo rivolto diceva così: “Come stai con la tua fede?”. E commentavo: «Non voglio chiederti anzitutto se la tua fede è certa o ciò in cui tu credi è vero, ma ti domando se la fede che senti, vivi, professi c’entra con la tua umanità, sta cioè “al centro” di ciò che desideri e sogni. Ti pongo una domanda sul primato della fede nella tua esistenza. Ti sfido a rispondere a una questione come questa: è possibile una “vita buona” senza la fede? O, con altre parole: la vita con tutte le sue relazioni “sta in piedi” senza la fede? La libertà dell’uomo è possibile senza credere, o credere – come dicono molti – è imporre un limite alla libertà? Forse è più facile intuire il senso della mia domanda se cambiamo il verbo: è possibile vivere senza sperare?».
Due appuntamenti ci stanno davanti il prossimo anno: i 1700 anni del Concilio di Nicea e il Giubileo del 2025. Il primo appuntamento ci parla del Credo, il simbolo della nostra fede; il secondo della speranza, il tema del Giubileo: partiamo dalla fede per alimentare la nostra speranza cristiana.
L’esperienza della fede
Così, nella lettera pastorale di quest’anno, tento di tradurre la ricchezza del Credo in un percorso che possiamo intitolare le Dieci Parole della fede. Una lettura del Simbolo Niceno-costantinopolitano, confrontato con il Simbolo Apostolico. Ho cercato di farlo secondo uno schema diverso dalla sua normale scansione trinitaria: credo in Dio Padre, credo in Gesù Cristo Signore, credo nello Spirito Santo. Questo è l’ordine dell’esposizione della fede, ma non è l’ordine della scoperta e dell’esperienza. La nostra fede nasce dal nostro incontro con Cristo. Gesù è il racconto della libertà del Figlio, che ci comunica il Dono di Dio Padre e creatore e, mediante lo Spirito vivificante, ci fa partecipare alla sua vita filiale e fraterna.
La bussola del cammino
La parola “simbolo” significa “tessera” della fede. La fede è un atto personale, ma deve essere professata attraverso una formula (professio fidei) che ci permette di condividere la stessa fede gli uni con gli altri, perché essa cementa la fraternità cristiana. Il termine “simbolo” deriva dal verbo greco “syn-bállo”, che significa mettere o tenere insieme. Gli antichi usavano una moneta o un oggetto prezioso, spezzato in due, che garantiva il portatore presso chi riceveva una merce o da cui doveva ricevere un pagamento. Era un segno di riconoscimento e un marchio di autenticità. Per i cristiani il simbolo (Credo) è la “tessera della fede”, un segno di comunione fraterna, che riconosce che tu, io e noi, siamo uniti nella forza e nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito.
La “tessera della fede” non è la fede, ma ne è il sigillo di riconoscimento. Il Credo è la bussola, non è il cammino, ma senza bussola il cammino della fede può perdersi nei sentieri interrotti della vita. Per questo la celebrazione del XVII centenario del Concilio di Nicea (325) è importante ed emozionante: dopo l’epoca eroica dei martiri, in cui la fede era più testimoniata nella pratica che proclamata nelle parole, nel grande cambiamento d’epoca, veramente cruciale, seguito all’Editto di Milano (313), i cristiani divennero sempre più numerosi e dovettero trovare la bussola per dire ciò che è essenziale per la fede. Il simbolo approvato dai padri al Concilio di Nicea nel 325 fu portato a compimento nel Concilio di Costantinopoli del 381 (il Simbolo Niceno-costantinopolitano, che professiamo la domenica durante la messa) in un tempo di grandi mutamenti.
Il testo integrale di mons. Franco Giulio Brambilla, con altri servizi dal territorio della Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale in edicola a partire da venerdì 27 settembre. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando direttamente sopra al link che trovate qui.