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Don Giuseppe Rossi Martire “in odio alla fede”. Ma quale la storia del processo che ha portato il Papa a firmare il decreto sul martirio del parroco di Castiglione Ossola?

La fama sanctitatis

Cominciamo dall’inizio. «Un elemento fondamentale e necessario per istruire una causa di canonizzazione che porta un cristiano all’onore degli altari – dice la postulatrice Francesca Consolini – è, anzitutto, quella che tecnicamente viene chiamata per un martire la fama martyrii che constata una prima evidenza: don Rossi è stato considerato dalla gente fin dalla sua morte un autentico martire della fede e della carità».

La fase diocesana

Si costituisce un primo Comitato per la canonizzazione il 23 giugno 2002, a cui segue la nomina della postulatrice in Francesca Consolini, scelta per la sua competenza in tutte le cause condotte nella vicina diocesi di Milano. Mons. Corti procede al formale inizio del complesso iter, avviando l’inchiesta, mediante un apposito Tribunale, che interroga tra il 22 settembre 2002 e il 7 marzo 2004, 27 testimoni, viventi e contemporanei di don Rossi, capaci di riferire non solo delle sue virtù sacerdotali ma anche delle circostanze del suo martirio.
Si istituisce, anche, la Commissione storica, composta da don Mario Perotti, da Dorino Tuniz e da padre Marco Canali. Ma sono necessari anche i Censori teologi, don Flavio Campagnoli e don Franco Giudice, che esaminano gli scritti di don Rossi e ne attestano la conformità alla fede e alla morale cattolica.
Chiusa l’Inchiesta diocesana, tutti gli atti sono sigillati in una seduta pubblica del Tribunale a Castiglione Ossola e inviati a Roma. Viene nominato il delegato diocesano, padre Marco Canali, che terrà le fila in Diocesi, fino alla chiusura delle fasi successive.

La fase romana

«L’Iter romano – sottolinea Consolini – è stato davvero singolare e complesso». Infatti è a Roma che la causa ha rallentato il passo, per le minuziose verifiche necessarie e per la mole di lavoro che il Dicastero deve smaltire. Nel 2006 il Dicastero delle Cause dei Santi riconosce la validità giuridica dell’inchiesta diocesana e affida la causa, come da prassi, ad un Relatore, padre Cristoforo Bove, perché si componga con la postulatrice la Positio, cioè il volume che compendia il materiale testimoniale e documentario raccolto durante l’Inchiesta.

Qui avviene il primo rallentamento, come racconta la stessa Consolini: «Padre Bove si è mostrato scettico sulla possibilità di provare il martirio di don Rossi, viste le circostanze un poco misteriose dell’uccisione ed è stato irremovibile nella possibilità di proseguire su quella via: ha proposto il cambio dell’iter sul martirio con quello sull’eroicità delle virtù».

Avviene, dunque, il cambio di lemma, dal martirio alle virtù, sancito ufficialmente dal Dicastero il 24 ottobre 2007. «Si è reso allora necessario – continua Consolini – istruire una Inchiesta diocesana suppletiva sulle virtù, condotta a Novara nel 2009-2010 e dichiarata valida dal Dicastero il 6 maggio 2011». Ma in questo frangente imposto, vi è un aspetto positivo: la santità di don Rossi è emersa ancor più chiaramente e nitidamente, indipendentemente dal suo martirio.

Nel frattempo padre Bove muore e gli succede come Relatore nel 2013 padre Vincenzo Criscuolo, cappuccino, che determina un’ulteriore provvidenziale svolta: «ha individuato alcuni caratteri della morte di don Rossi, che avrebbero potuto confermare l’indirizzo martiriale primigenio». È a questo punto, mentre la Positio sulle virtù è in attesa del giudizio dei Consultori storici e teologi, che Consolini conduce nuove ricerche documentarie per contestualizzare storicamente gli ultimi eventi della vita di don Giuseppe. In particolare, sulla scorta della più recente bibliografia e la possibilità di accesso a fondi archivistici un tempo non consultabili, emerge la reale situazione del periodo e, soprattutto, la presenza di un forte odio antiecclesiastico e anticlericale della Repubblica Sociale Italiana e dei suoi sostenitori, che prendevano di mira sacerdoti ed esponenti del clero. Proprio con riferimento a tali nuove ricerche storiche padre Criscuolo individua la fondata la possibilità di richiedere, per la Causa, il ritorno alla primigenia via del martirio, concesso dal Dicastero il 18 maggio 2018. La causa si sblocca e si redige la redazione della Positio sul martirio, che è stata esaminata dai Consultori storici il 26 gennaio 2020 con esito totalmente positivo.

Ma altri due stop si presentano alle porte. Il primo è il Covid, che rallenta i lavori; il secondo è quello di due consultori teologi. Il 9 dicembre 2021 i consultori esprimono 7 voti favorevoli al riconoscimento del martirio e 2 sospensivi. Consolini non si scoraggia e, con il sostegno di mons. Brambilla, succeduto a mons. Corti, meticolosamente smonta una per una le obiezioni.

Verso il riconoscimento del martirio

Finalmente, tolto ormai ogni ragionevole dubbio, si giunge così al penultimo passaggio, alla seduta ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi del Dicastero che il 21 novembre 2023 esprime parere totalmente favorevole al martirio in odium fidei, riconosciuto definitivamente, nell’ultima fase, dal Sommo Pontefice Francesco, il 14 dicembre 2023, durante l’udienza concessa al Cardinale Prefetto del Dicastero, nella quale lo autorizza alla pubblicazione del decreto e apre la strada alla beatificazione.

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