Le notizie vanno verificate: ottimo. Quando si tratta solo di “rumors” è obbligo dei giornalisti informare i lettori dell’incertezza: benino (si potrebbe anche attendere a dare la notizia e verificare meglio).
Ma quando l’unica fonte ufficiale che risponde accettando di farsi virgolettare, dice chiaramente che questa «è una falsa notizia che non trova nessun riscontro nella realtà» andrebbe quanto meno riportata nel titolo.
È quello che, invece, non è successo sull’ultima edizione del Corriere di Novara che apriva a tutta pagina con il titolo “Novara avrà un nuovo vescovo? Mons. Brambilla avrebbe chiesto di essere messo a riposo”. Per altro prontamente ripresa (questa volta senza la minima verifica) da altre testate on line.
E allora alla domanda possiamo rispondere ribadendo un “no” e rimandando un “sì”.
“No”: il vescovo Franco Giulio – cui il Papa ha prorogato solo nella scorsa estate il governo pastorale di Novara per due anni – non ha chiesto di «essere messo a riposo per motivi personali». Tutte le altre considerazioni che seguono sul “totonomi” e su successori praticamente certi, quindi, vanno trattate per quello che sono.
E del resto, prima del nome dell’ipotetico successore eletto dal Corriere, ne erano circolati anche altri: frutto di bontemponi, che di fronte alle locandine delle edicole novaresi si faranno due risate. O di fini esegeti di silenzi, umori e correnti di ambienti ecclesiali. Si dice che l’Italia abbia 60 milioni di Ct della Nazionale, ma a leggere certi blog latineggianti sembra che abbia anche un congruo numero di vaticanisti esperti.
Il problema è quando un giornale serio, realizzato da professionisti seri, attribuisce credibilità a questi chiacchiericci un po’ vacui, che nelle camere dell’eco dei social e dei gruppi di WhatsApp, montano di dimensioni, di particolari, di dettagli, di nomi e cognomi.
Poi verrà il “Si”: Novara fra due anni avrà un nuovo vescovo. Come è successo negli ultimi 1800 anni, anche quando mons. Franco Giulio Brambilla avrà terminato il suo mandato, la diocesi avrà un nuovo pastore. L’azienda sarà anche un po’ in difficoltà. Ma ne ha passate di peggio. Non chiuderà.
Certo, è capitato anche a noi di prendere cantonate. E ne prenderemo ancora. Fa parte del mestiere, che è sempre più difficile. Il nodo è che la sfida non si gioca sul pugno di copie in più in edicola acciuffate con un titolo. Ma su un rapporto di fiducia, un patto, con i lettori che va onorato. Altrimenti le notizie, anche quelle vere, avranno lo stesso valore dei video simpatici con i gattini o dei siti truffa che annunciano rivelazioni su “quello che i poteri forti non vogliono dirti”.