“Mi addolorano le migliaia di vittime… E che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo… Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi”.
Queste parole di papa Francesco, Angelus del 2 ottobre scorso, sono tragicamente attuali oggi ad un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito Russo. Quanti i morti? È sempre difficile saperlo perché la guerra usa i morti cambiando i numeri per la propria propaganda. Forse centinaia di migliaia da una parte e dall’altra? E i feriti? Sicuramente le vittime sono tante. Troppe.
Guai se non mettiamo al primo posto le vittime! Guai se non si piange davanti alla guerra, ai morti di tutte le guerre, come ci aveva ricordato papa Francesco al Sacrario di Redipuglia il 13 settembre del 2014: “C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”
Ecco perché le parole del papa restano le uniche di buon senso. Perché c’è il rischio – come già scritto in queste pagine ai primi di febbraio – che la guerra venga considerata di ‘buon senso’! Opinionisti, politici e giornalisti spesso in Tv in prima serata con ostentata saccenza e malcelata ignoranza arrivano addirittura ad accusare di cinismo chi parla di pace e di cessate il fuoco. Come se la guerra, le guerre, fossero colpa loro. Oggi si sente ripetere sempre più che bisogna vincere la guerra. Ben sapendo che una guerra vinta non prepara mai la pace, ma solo un’altra guerra. Oggi si sentono, più che le grida delle vittime, le preoccupazioni di chi si lamenta per i magazzini di armi che si svuotano. E così si rilancia la spesa militare. Guerra chiama guerra. Armi chiamano armi. In Italia si dovrebbe arrivare a spende il 2% del PIL, circa 104 milioni al giorno. E il nostro ministro della Difesa ha dovuto dire che l’Italia, per ora, non ce la fa ad arrivare ad una spesa così alta, aggiungendo: “rischiamo di diventare il Pierino della Nato”. In questo anno abbiamo visto offuscarsi l’ONU, unico vero organo internazionale e acquistare sempre più potere la NATO, considerata ormai come un dogma di fede, da parte di quasi tutti i politici. Resta e cresce l’unica opzione: armi e guerra. Chi ragiona così non ha negli occhi e nel naso ‘l’odore della guerra’.
Sembra, ancor più dopo un anno dall’inizio, che si parli di guerra come di una partita di calcio. La guerra sta diventando una cosa quasi normale, tristemente necessaria.
“Si faccia ricorso – sempre papa Francesco il 2 ottobre scorso – a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia.”
E nonostante il clima bellicista la maggioranza degli italiani non vuole guerra, ma pace . Non vuole inviare armi, come benzina sul fuoco per prolungare la guerra, con il rischio di una escalation nucleare.
Restano i tanti gesti concreti di pace: ad esempio le Carovane di #Stopthewarnow con cui sono andato a Kiev lo scorso mese di settembre (e se ne sta preparando un’altra a fine marzo). A Kiev avevamo incontrato anche i movimenti per la pace, gli obiettori di coscienza.
E in questi giorni, attorno all’anniversario del 24 febbraio, sono in programma manifestazioni in tantissime città italiane ed europee, con Europe for Peace. Anche a Verbania e Novara. E sono in Italia in questi giorni tre esponenti dei movimenti per la pace e la nonviolenza dei paesi coinvolti nel conflitto: Kateryna, Ucraina. Darya, Russia. Olga, Bielorussia.
Inizia la Quaresima. In questo scenario di guerra, l’invito alla conversione diventa ancora più significativo ed esigente.
Don Renato Sacco, Consigliere nazionale di Pax Christi