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Tra i quesiti referendari dell’8 e 9 giugno, c’è quello (scheda gialla) che propone di ridurre a cinque anni il requisito di residenza continuativa per ottenere la cittadinanza.

Oggi per gli stranieri servono 10 anni per poter chiedere di diventare italiani. Che diventano in media 13 per riuscirci, a causa dell’iter burocratico. Nel frattempo, circa cinque milioni di persone (molte nate o cresciute in Italia) lavorano, studiano, pagano le tasse e partecipano pienamente alla vita del Paese, pur restando escluse dai diritti civili e politici. Cittadini di fatto, non di diritto.

Sono adulti spesso impiegati nei settori chiave del nostro welfare – oltre 800mila solo nella cura degli anziani (dati Inps 2023) – e più di un milione di bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole. Soprattutto per loro, ottenere la cittadinanza non è solo un passaggio burocratico, ma un riconoscimento identitario che rafforza fiducia, inclusione e stabilità educativa.

Per decidere come (e se) votare è proprio questo da tenere presente. Non è solo una questione amministrativa. In gioco c’è anzitutto il riconoscimento della persona, senza il quale è impossibile costruire un solido patto sociale. Lo spiega bene una nota della presidenza della Caritas Italiana: «L’ottenimento della cittadinanza in tempi congrui da parte di donne e uomini che contribuiscono con il loro lavoro al benessere dell’intera collettività, corrisponde al riconoscimento della dignità delle persone». Parole che riprendono l’invito della Conferenza Episcopale Italiana a «una visione larga che eviti mortificazioni della dignità, cercando di integrare nella pienezza dei loro diritti coloro che condividono i medesimi doveri e valori».



In questa pagina di SDNews, le posizioni degli esponenti locali di CGIL, CISL e dei partiti su tutti e 5 i quesiti referendari.

Qui un approfondimento del SIR (Agenzia Stampa della Cei ) su astensione e voto al referendum dell’8 e 9 giugno.

Qui l’intervista di Avvenire al direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello nella quale spiega l’importanza del sostegno al referendum sulla cittadinanza.



La guida al voto

Sono cinque i referendum sui quali, questa domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi.

Dei quesiti riguardano il mondo del lavoro, mentre il quinto si concentra sulla cittadinanza italiana.

(Foto ANSA) – Agensir

Reintegro nei licenziamenti illegittimi (scheda verde)

Questo quesito propone di abrogare le norme introdotte dal Jobs Act che limitano il reintegro dei lavoratori licenziati illegittimamente nelle aziende con più di 15 dipendenti. Se approvato, si tornerebbe a una disciplina più favorevole al lavoratore, simile a quella dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese (scheda arancione)

Attualmente, nelle imprese con meno di 16 dipendenti, l’indennità per licenziamento illegittimo è limitata a sei mensilità. Il referendum propone di eliminare questo tetto, permettendo al giudice di determinare l’indennizzo in base a criteri come l’età del lavoratore, i carichi familiari e la situazione economica dell’azienda.

Contratti a termine e causali (scheda grigia)

Il terzo quesito mira a reintrodurre l’obbligo di indicare una causale per i contratti a termine inferiori ai 12 mesi, abrogando le norme del Jobs Act che consentono la stipula di tali contratti senza specificarne il motivo.

Sicurezza nei subappalti (scheda rossa)

Questo quesito propone di estendere la responsabilità per gli infortuni sul lavoro anche al committente, nei casi in cui l’infortunio sia causato da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore o del subappaltatore, abrogando la norma che attualmente esclude tale responsabilità.

Cittadinanza per stranieri extracomunitari (scheda gialla)

Attualmente, uno straniero extracomunitario deve risiedere legalmente in Italia per almeno 10 anni prima di poter richiedere la cittadinanza. Il referendum propone di ridurre questo periodo a 5 anni, rendendo più accessibile l’acquisizione della cittadinanza italiana.

Quando e come si vota

I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 9 giugno dalle 7:00 alle 15:00. Ogni elettore potrà ricevere le cinque schede di colore diverso, una per ciascun quesito, oppure decidere di ritirarne solo alcune.

È possibile votare “Sì” per abrogare la norma esistente o “No” per mantenerla.

Perché un referendum sia valido, è necessario che partecipi almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Le schede bianche o nulle vengono conteggiate ai fini del quorum, mentre le schede rifiutate formalmente non lo sono.

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