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Festa della Liberazione, oggi, anche a Novara. Una celebrazione, quella per l’ottantesimo anniversario, partecipatissima. Una delle cerimonie più partecipate degli ultimi anni, con un cortile del Broletto gremito in ogni suo spazio. C’erano scolaresche, bambini, giovani e giovanissimi, amministratori e davvero tanti novaresi.

Un 25 Aprile particolarmente sentito e che ha visto anche un momento di tensione, con i fischi indirizzati all’intervento del consigliere provinciale Mauro Gigantino, in rappresentanza del presidente della Provincia, Federico Binatti. Parole, quelle del rappresentante di Palazzo Natta, che hanno suscitato indignazione tra il pubblico, che subito si è fatto sentire.

“I caduti meritano tutti rispetto – ha riferito il consigliere provinciale – anche coloro che hanno combattuto in buona fede dalla parte sconfitta. Questa festa, questa giornata, non deve essere faziosa”. Come a mettere sullo stesso piano le responsabilità tra Resistenza e Fascismo.

E così, in mezzo ai fischi, anche i “Vattene!!” e “Fascista!!”.

Si sono poi alternati gli interventi del presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara, Paolo Cattaneo, come anche del sindaco Alessandro Canelli. Prima della conclusione con i bambini del coro Lis della Lingua italiana dei segni, diretto da Stefania Natalicchio.

“Siamo oggi qui per ringraziare chi ha dato la propria vita per la libertà di tutti noi. Lì, all’ingresso del cortile del Broletto – ha detto – ci sono 1.259 nomi di caduti che ci hanno regalato 80 anni di libertà, democrazia e pace”.

Ha poi sottolineato più volte come la Resistenza non sia stata per nulla di una sola parte politica, come spesso molti vogliono far credere.

“A quella lotta hanno partecipato comunisti, repubblicani, socialisti, cattolici, monarchici, liberali. Ma anche preti, militari, il questore Palatucci, industriali. E poi non dimentichiamo la figura delle staffette, come Rina Musso”.

A chiusura del suo intervento, Cattaneo ha citato Papa Francesco come solo “statista seminatore di pace”.

Il primo cittadino, invece, ha aperto il suo intervento con un appello alla liberazione di Ahmadreza Djalali, detenuto in Iran ormai da nove anni. Quindi, andando direttamente al punto, ha ribadito come il 25 Aprile è importante e serve a ricordare “fatti tragici e il sacrificio di tante donne e di tanti uomini che hanno combattuto per restituire all’Italia la libertà”.

Canelli si è poi soffermato sui temi della povertà economica e della povertà educativa, evidenziando come senza cultura e senza istruzione “non c’è vera libertà”.

A chiudere la cerimonia il coro Lis con l’inno di Mameli e “Bella Ciao” in lingua italiana dei segni.

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