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Il primo pensiero fu: “Ma chi me l’ha fatto fare!”. Era l’autunno di dieci anni fa, il taxi la stava portando da Malpensa a Casalbeltrame, sulla riva Est della Sesia. Tutt’attorno le prime nebbie e umidità.
Cristina Brizzolari era appena sbarcata da Roma e ora stava rimuginando su quella decisione, sospesa tra l’esclamativo e l’interrogativo. Lei, che alle spalle aveva una “vita piena, divertente, brillante”, come sottolinea. Comprava case e le rivendeva, dopo un’esperienza di giornalista tra Londra e New York. Ma una mattina suo suocero, Luigi Guidobono Cavalchini, già ambasciatore a Parigi e rappresentante permanente presso l’Unione Europea a Bruxelles, aveva bussato alla porta: “Cristina, la cascina di famiglia cade a pezzi. Tu con l’esperienza che hai, dovresti andare a vedere…”.

Così è cominciata l’avventura di “Riso Buono”, diventato il “brand” della produzione e oggi il titolo del volume dove Cristina racconta questa storia, scritta a quattro mani con l’amica Francesca Romana Barberini. Il sottotitolo spiega molte cose, a cominciare dalla caparbietà di questa romana che ha portato vento nuovo nella pianura novarese: “Chi non semina non raccoglie”. Stupita, forse un po’ spaventata dall’ambiente, ma non per questo rinunciataria. Il cascinale appartenuto all’antico casato dei Gautieri, si è trasformato da subito in una sfida personale. Cristina, avuto il via libera dal suocero e il conforto del marito Vittorio, si è immersa nella risaia, un habitat per lei tutto da esplorare. “Io, il riso, da brava romana, l’ho mangiato quando avevo mal di pancia: bello, bianco, possibilmente senza sapore e, forse, anche un po’ scotto…”.

Articolo completo e altri servizi dai territori della Diocesi di Novara si possono trovare anche sul nostro settimanale in edicola da venerdì 11 ottobre. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando qui.

Gianfranco Quaglia

Gianfranco Quaglia, Direttore
di Agromagazine

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