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Il primo gesto di Sergio Mattarella davanti alla tragedia del naufragio sulle coste della Calabria ha avuto l’eloquenza della preghiera silenziosa davanti alle bare delle vittime e della visita senza dichiarazioni all’Ospedale in cui erano ricoverati soprattutto bambini. 

Ha testimoniato lo sgomento, il dolore e perfino la vergogna per non essere riusciti a salvare i profughi dalla guerra e dal terremoto che ha provato la stragrande maggioranza degli italiani, senza distinzioni politiche una volta tanto.

Il lunedì successivo è venuto il momento delle parole chiare e nette nella prolusione che ha tenuto all’Università della Basilicata. 

Senza polemiche dirette ha riportato tutti alla realtà umana della vicenda del naufragio e ha chiesto che il cordoglio si traduca in scelte operative di responsabilità dell’Italia e dell’Europa.

Ancora una volta il Presidente ha svolto il ruolo che gli affida la Costituzione di garante di una democrazia i cui Costituenti avevano conosciuto personalmente la condizione del profugo,della guerra e della violazione dei diritti umani.

La sobrietà, i toni pacati ma fermi, la capacità di volare alto sulle esigenze della politica impeccabile spesso solo nell’arte dello scaricabile, il richiamo continuo ed instancabile ai fondamenti morali della nostra stessa convivenza come la centralità della persona umana, sono ancora una volta la cifra della presidenza di Mattarella a cui guardano con fiducia e gratitudine gli italiani spesso stanchi e disorientati da un dibattito politico volgare e inconcludente. La speranza ancora una volta è che questo monito non cada nel vuoto ma sia raccolto oltre le naturali divisioni tra governo ed opposizione.

Pier Luigi Tolardo

Pier Luigi Tolardo

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