Dal 21 al 23 marzo, accompagnato sapientemente da don Piermario Ferrari, un gruppo di adulti di Azione Cattolica ha vissuto un tempo di grazia, dedicato agli esercizi spirituali ad Armeno, nell’accogliente ospitalità di Casa Maria Candida. Il tema delle giornate: “Artigiani di speranza che non delude” “Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore” richiama l’invito dell’anno giubilare a divenire testimoni capaci di gesti più convincenti e illuminanti di quell’orizzonte di Vita eterna che interpella tutti e sottolinea , il lavoro di cesello, personale e accurato, esposto a tentativi e riprese, che è proprio dei cristiani, come ha spiegato il predicatore, e al quale vanno dedicate disciplina e formazione.
Il ritmo delle giornate è stato perfetto: all’ascolto delle meditazioni ha fatto seguito il silenzio di contemplazione, la preghiera delle ore, l’adorazione e la celebrazione eucaristica, la condivisione tra i partecipanti della risonanza interiore di quanto vissuto. Nella prima serata è stato proposto un breve ed intenso film su Piergiorgio Frassati, “Verso l’alto”, nella seconda il coro di voci bianche, “Le piccole vibrazioni” composto da bambini di Milano che, con le loro famiglie stavano vivendo alcuni giorni di riposo e di studio, ci ha dedicato un coinvolgente concerto. I piccoli cantori ci hanno invitato a cantare insieme a loro una canzone con la lingua dei segni, indicandoci i gesti da eseguire e, in questo modo hanno reso visibile come la Speranza può mostrarsi e parlare attraverso linguaggi e gesti “per-formativi” sempre e nuovi da ricercare e attuare per arrivare a tutti.
Quale speranza? Ne abbiamo tante piccole eppur legittime, ma quella che andiamo cercando, per non continuare a vagare senza meta, è quella che Benedetto XVI definisce grande, perché fondata sulla certezza che la vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite dall’Amore ed hanno per Esso un senso e un’importanza. Una Speranza affidabile , dunque, per la quale si gioca la vita intera e che si affianca alla Fede come sorella gemella o, come la definisce mons. Brambilla nelle “Dieci parole”, è la Fede distesa nel tempo che è sostanza delle cose che si sperano e prova delle cose che non si vedono, già immersa nell’Eterno.
Il tempo, infatti, mette alla prova la nostra pazienza, non tanto nei quotidiani intoppi e nervosismi, quanto nella capacità di perseverare, di guardare all’eternità promessa che, proprio perché non può avere inizio, è la dimensione in cui già viviamo, sempre proiettati al compimento che vorremmo subito, ma che invece dipende da Dio. E Dio ha i suoi tempi!
Oggi, come in passato, ma con qualche difficoltà in più, per una cultura appiattita sul “tutto e subito” e sul visibile e poco interessata all’invisibile del “tutto e per sempre”, dobbiamo dar ragione della nostra Speranza: ma questa ragione non coincide solo con il ragionamento, esige piuttosto quella capacità di cui la Madre di Gesù dà prova secondo il Vangelo di Luca: “custodiva nel suo cuore quello che vedeva e lo meditava” . Meditare, ha detto don Piermario, significa collegare, raccogliere i frammenti, metter insieme cose che sembrano distanti ed in contrasto.
Nell’ultima meditazione sono stati indicati i luoghi della speranza: la preghiera che in qualunque circostanza ci permette di parlare con Dio, spazio dove s’intuisce il mistero che è davanti a te e dentro di te, l’Eucarestia dove Dio ti “tocca”, l’accettazione della sofferenza come parte della vita, la nostalgia del fine cui tendiamo e che sembra scomparso dai radar della comunicazione anche nella Chiesa. Pensare e annunciare la vita oltre la morte, il giudizio e la gloria eterna, riscoprire a livello personale e comunitario questa verità fondamentale potrà aiutarci a riconoscere che il Regno è qua e che “tutto è grazia” (“Diario di un curato di campagna”, Bernanos) per noi e per l’umanità del nostro tempo amato, carico di bene e tanto tormentato.
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