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Non si può non emozionarsi. Provate a passare vicino ad un qualsiasi oratorio in questi giorni. Non si può non provare un brivido. Voci, canti, grida di incitamento. Quel “forza” alla squadra è vita per le nostre orecchie. E il nostro cuore. Sì, perché c’è quel qualcosa che ti scuote dentro. E non è semplice sentimento. È vita vissuta. È risposta alla domanda di felicità dell’uomo. Sì, perché ogni ragazzo, ogni ragazza, ogni giovane, abbia la possibilità di contare sempre su qualcuno che lo accompagni. E’ desiderio pieno di riconoscere quella proposta di Cristo come la grande risorsa per la riuscita della vita.

Gli oratori estivi, i Grest – come li conosciamo oggi – sono questo. E molto altro. E spesso, troppo spesso, ne riconosciamo il valore solo in questo periodo dell’anno. Che coincide anche con una esigenza oggettiva delle famiglie. Tanto da spingere persino i Comuni – che bello! – a sostenerli economicamente.

I grest.

Potremmo, sotto un altro punto di vista, definirli anche una sfida. Della Chiesa verso le nuove generazioni. Sempre più attratte da mille cose. Spesso prive di senso. E per guardare al futuro non si può non scavare dentro di noi, nel passato. Spesso anche nostro, personale. Perché chi ha vissuto vita di oratorio ne ha beneficiato nei vari campi della vita da grande: famiglia, lavoro, sport. Passioni.
Sì, una passione alla cura dell’uomo. Questa è la Chiesa che guarda all’uomo. Scansando dalle proprie spalla la fatica, vincendo il peso della burocrazia.

Questa è la Chiesa capace di donare e rigenerare. Con la più viva speranza che tutto non si fermi in un’estate.

Paolo Usellini, direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Novara

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