di Luca Dal Bello*
Ora che i dati termopluviometrici del 2022 sono interamente disponibili e validati, è possibile constatare la portata di questa eccezionale anomalia. Onestamente preoccupante.
A Novara, con una media termica di +15,5°, l’anno è risultato di gran lunga il più caldo della propria serie storica, che parte dal 1875. Ha battuto di quattro decimi il precedente record che spettava al 2018 (+15,1°). Lo scarto è di +2,4° sulla media 1961-90 e di +1,4° sulla già elevatissima media 1991-2020 (perchè comprende il trentennio climatico più caldo della storia secolare).
In questo contesto si colloca la seconda estate più calda di sempre, a solo pochi decimi da quella del 2003 (-0,5°) che rimane per un soffio al primo posto. L’anomalia calda è stata persistente ed è durata quasi per tutto l’anno con scarti mensili ogni volta dell’ordine di +1/+3 dalle medie di riferimento. Solo il bimestre marzo-aprile (unici mesi in lievissima controtendenza e leggermente più freddi solo in riferimento alle medie degli ultimi anni).
Sotto il lato pluviometrico, il 2022 consegna una situazione molto deficitaria. Alla centralina Arpa di via Celle Beccari, nei pressi del cimitero, sono caduti 512 mm, a fronte di una media storica (1875-2021) di 942.
Ciò fa del 2022 il secondo anno più asciutto da inizio serie, dopo il primato che spetta ancora al recente 2017 (454 mm). Se è vero che il dato di 512 mm non è privo di precedenti (ad esempio nel 1921 ne caddero 517 e, nel 1997, 526) bisogna considerare che gli anni secchi del passato si verificavano in contesti climatici più freschi, quindi con l’evapotraspirazione dei suoli inferiore. Quest’anno, invece, la siccità combinata al grande caldo ha avuto effetti spiacevoli. Del resto, ricordiamo tutti il secco esagerato sul nostro territorio, con la natura sofferente, la moria di piante anche ad alto fusto e la difficoltà di approvvigionamento idrico per i canali.
La canicola estiva è culminata il 25 luglio (+35,8°): valore di per sé lontano dal record di +38,2° dell’11 agosto 2003 ma con un caldo ostinato, tanto che la soglia dei 30 gradi è stata superata 62 volte e già a partire dal 17 maggio. L’ultimo caso è stato quello del 6 settembre.
Al contrario, la minima assoluta annua (-5,4° il 21 gennaio) testimonia, a far da contraltare al caldo estivo, la difficoltà ormai accertata di assistere a irruzioni fredde significative.
Scarsissima la neve: 2 centimetri nell’anno civile, separati in due spruzzatine centimetriche avvenute il 14 febbraio e il 15 dicembre. La neve è a tutti gli effetti un ricordo (media storica 28 cm).
Nonostante la acquisita consapevolezza di un quadro legato ai cambiamenti climatici in costante peggioramento, non mi aspettavo che il “nuovo” record assoluto battesse di così tanto il precedente. Per chi dimestichezza con i dati climatici, 0,4° annui di differenza sono tantissimi. Sottolineo che il nostro territorio ha una tendenza al riscaldamento quasi raddoppiata (circa due gradi secolari) rispetto a quella globale (+1,2° dall’epoca preindustriale). Però è stupefacente come ogni 2-3 anni l’asticella del caldo venga spostata sempre più in alto, con facilità estrema. E molto di più rispetto anche solo a qualche lustro fa. E, fidatevi: non si può certo dire che 10-15 anni fa facesse freddo….