È possibile immaginare delle case da costruire con regole uguali per chi abita in Norvegia e chi sta a Siracusa? Come se gli Stati Uniti applicassero analoghi criteri per l’Alaska (dove ci si protegge dal freddo) e l’Arizona (dove si deve fare i conti col caldo). Alessandro Panza conviene che “nel nome di una transizione verde accelerata rispetto agli altri paesi industrializzati, la Commissione europea vorrebbe imporre sacrifici economici enormi, insistendo in una rigidità del tutto impropria” e senza tener conto, per esempio, delle “evidenti criticità create dalla pandemia del Covid e dalla guerra in Ucraina”.
Obiettivo nobile, quello dell’European Green Deal, ma corre il rischio di diventare un progetto ideologico con elementi di utopia così evidenti da renderlo irrealizzabile e, quindi, fallimentare.
Tanto più che questo sforzo avverrebbe nel contesto di nazioni che non si preoccupano minimamente di causare danni all’ambiente e, giocando senza regole, possono vendere i loro prodotti a prezzi più bassi, facendo concorrenza alle nostre industrie, che stanno perdendo terreno a causa delle regole imposte da Bruxelles.
Alessandro Panza, deputato a Bruxelles che si ripropone per la rielezione, evidenzia che gli stati che attualmente fanno parte dell’Unione Europea incidono per circa il 9 per cento delle emissioni mondiali. Il che significa che una banale valutazione del contesto socio-politico dovrebbe suggerire di preoccuparsi piuttosto – e prima – di affrancarsi dalla dipendenza cinese “e soprattutto rivedere gli step fissati dal piano ‘Fit for 55’ che si prefigge di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030”.
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