Panissa vercellese o paniscia novarese? Il dibattito è antico quanto le origini delle due ricette con radici lontane (chi sostiene nel Rinascimento e chi nel Medioevo). Nessuna risposta ha mai messo d’accordo Vercelli e Novara, perché in realtà entrambi i piatti a base di riso sono eccellenti e rappresentano i territori separati dal fiume Sesia.
Nessuna competizione gastronomica ha sin qui risolto il dilemma. Anzi, ogni confronto ravvicinato ha rafforzato l’idea che a vincere è soprattutto il riso made in Italy.
Bando ai campanilismi, dunque. Via libera alla collaborazione che promuova un’area a vocazione univoca, senza confini, perché tale è la risaia piemontese. Il nuovo corso è stato tracciato nel Principato di Lucedio di Trino Vercellese, una delle più grandi aziende risicole d’Italia, dove nel 1123 i monaci cistercensi provenienti dalla Borgogna bonificarono quelle terre paludose e diedero vita alla prima risaia italiana. A 900 anni di distanza, tra le mura di Lucedio, si è tenuta l’assemblea annuale dell’associazione “Strada del riso vercellese di qualità”.
Un sodalizio nato nel 2014 sotto la presidenza dalla vercellese Alice Cerutti e ora guidata da un novarese, Massimo Biloni, agronomo e noto ricercatore del settore risicolo. Un momento di confronto che ha riunito tecnici, operatori turistici, imprenditori, politici. Ed è stato proprio Biloni a lanciare l’idea: “Andiamo oltre le origini, allarghiamo questa strada anche a Novara perché l’unione fa la forza e dobbiamo sfruttare tutte le potenzialità”. Forse è la volta buona per superare gli antagonismi Vercelli-Novara, forti sotto i profili sportivi (calcio e hockey), riverberati anche sulla vita pubblica. “La strada del riso potrebbe cambiare denominazione. – aggiunge il ricercatore – Invece che vercellese si chiamerebbe piemontese”.
I primi passi sono già stati compiuti: alcune aziende risicole della provincia di Novara sono pronte all’adesione, aggiungendosi alle decine attive nel Vercellese e nel Biellese. In questo decennio la “strada” ha aperto nuovi orizzonti, promuovendo il territorio del riso e le aziende stesse, con un richiamo oltre Italia: territorio, accoglienza, biodiversità, gastronomia, arte e cultura. Ma soprattutto storia. “Perché – come dice Paolo Carrà, presidente di Ente Nazionale Risi – occorre essere meno celebrativi e più promotori. Undici anni fa, quando arrivai alla presidenza dell’Ente, dissi ai miei collaboratori: noi facciamo un ottimo arrosto, ora dobbiamo raccontarlo all’esterno, attraverso un progetto comune”. Prime risposte a questi appelli, con il segretario della Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte, Gianpiero Masera, intervenuto all’incontro di Lucedio: “E’ necessaria una visione di territorio integrato con un prolungamento della strada”.
Esiste più di un ingrediente per una “ricetta” che metta d’accordo tutti: i cromosomi di un’area che unisce e non divide: il canale Cavour (quest’anno ricorrono i 160 anni dall’inizio dei lavori), l’associazione irrigua Ovest Sesia (che ne ha compiuti 170), l’Est Sesia di Novara (ha appena superato il traguardo del secolo). Ma soprattutto l’acqua, elemento unificante sotto il profilo agronomico, paesaggistico, che sommerge il paesaggio e ne fa un tesoro di biodiversità e agricoltura sostenibile. Insomma, un ecosistema che dipende dall’, linfa vitale e tutto da raccontare
Anche nel piatto. Il “Paniscia day” di Novara è una testimonianza. Così come il Vercellese: il riso nella provincia “cugina” è un motore economico e turistico-gastronomico e genera profitto non solo per gli imprenditori. In soli sei mesi del 2023 le sagre di paese (56 comuni) hanno prodotto 500 mila piatti di risotti. Un monitoraggio esplicito della potenzialità a cascata del cereale coltivato.
Se le aziende novaresi entreranno nel circuito che la strada può produrre i benefici potrebbero essere enormi e inaspettati. Il presupposto è crederci e attrezzarsi sotto tutti gli aspetti dell’ospitalità e del “racconto”. Un esempio arriva proprio da Lucedio dove il proprietario, conte Paolo Salvadori, ha trasformato la sua azienda in un punti di riferimento per visitatori provenienti da tutto il mondo: ogni anno circa 10 mila sono quelli che arrivano qui per scoprire il mondo del riso.

Gianfranco Quaglia, Direttore
di Agromagazine
www.agromagazine.it