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Il pellegrinaggio è una pratica religiosa che attraversa non solo tutti i tempi, ma anche tutte le religioni principali, perché risponde a delle strutture antropologiche fondamentali. Delle immagini bibliche possono aiutarci a evidenziarne alcune, mostrandoci come il cammino non è un semplice spostamento da un luogo ad un altro, ma l’occasione di un’evoluzione spirituale. Quanti hanno fatto ad esempio l’esperienza del Cammino di Santiago hanno scoperto come è stato più importante il cammino che non la meta, la fase di avvicinamento con tutto ciò che essa ha suscitato e provocato in loro, che il raggiungimento del santuario di Compostela.

La prima immagine è legata alla figura di Abramo. Dio lo invita a uscire dalla sua terra, dalla sua patria, dalla sua famiglia, per andare in una terra che gli avrebbe mostrato (cfr. Gen 12,1-3). Il pellegrino quando parte lascia… non solo e non soprattutto un luogo, ma una situazione e una condizione, per mettersi in cammino verso una meta che Dio gli indicherà. Quando partiamo non sappiamo cosa Dio ci chiede di cambiare, su cosa ci vuole fa evolvere, ma perché questo processo possa avvenire occorre che abbiamo il coraggio di lasciare, di uscire dalla nostra situazione, dal nostro contesto, per poter rileggere la nostra vita da un’altra prospettiva. C’è un processo di spogliazione che ci è chiesto, anche di solitudine, per scoprire la verità di noi stessi. Ogni pellegrinaggio porta con sé una promessa di Dio, quella di condurci a una terra promessa che è il luogo di una rinnovata relazione con Lui, e una discendenza che è una fecondità della nostra vita. Per Abramo questa evoluzione è stata così radicale che Dio gli ha cambiato anche il nome. Il frutto di ogni pellegrinaggio dovrebbe essere un cambiamento interiore.

Un’altra immagine è quella dell’esodo, del cammino del popolo d’Israele che attraversa il deserto. Abbiamo un’uscita da una situazione di schiavitù per giungere non solo alla libertà, ma a diventare il popolo di Dio, a stipulare un’alleanza. Questo cammino non è lineare, ma presenta momenti di crisi nella relazione con Dio, e momenti di rinascita. Il pellegrinaggio, soprattutto se fatto a piedi, ci spinge ad una essenzialità che ci vuole far scoprire quali sono le nostre piccole o grandi schiavitù, dipendenze. Portarci in uno zaino tutto il necessario, ci fa scoprire quanto superfluo c’è nella nostra vita, ma anche e soprattutto chi e cosa è per noi importante. Quanto siamo condizionati? Quanto siamo schiavi e di che cosa? Fin tanto che non ce ne accorgiamo non inizieremo un cammino di liberazione.

Per Israele l’esodo è un cammino che porterà all’alleanza, a rinnovare la relazione con Dio. Il pellegrinaggio dovrebbe portarci a rinnovare la nostra alleanza con Dio, a tornare ad essere uomini liberi per amare, e non più servi per rispondere a interessi di altri. Il cammino è il tempo della verifica di questa relazione, perché non siamo più distratti e confusi da tante voci e richiami.

Fare un tratto a piedi può aiutarci a riscoprire come dobbiamo recuperare il nostro ritmo e imparare ad ascoltarci. Pregare camminando e ripetendo un’invocazione seguendo il ritmo del nostro respiro ci aiuta a rallentare, anche il pensiero, e creare quello spazio di silenzio in cui Dio può parlarci. E’ un modo per uscire dalla frenesia che oggi ci avvolge e non ci permette di comprendere cosa si agita nel profondo del nostro cuore. In questo anno giubilare cosa significa allora farsi pellegrini? Non tanto fare un viaggio fisico verso un santuario, ma iniziare un cammino spirituale interiore. La vera meta è questo cammino, questa evoluzione. La conversione avviene non quando noi ci imponiamo delle rinunce, ma quando riusciamo a porci nelle condizioni di lasciar operare in noi la grazia di Dio. Lo spogliarci ci serve per fare verità in noi e scendere nella camera più profonda del nostro cuore. Il pellegrinaggio è un cammino di conoscenza di se stessi e di affidamento all’azione dello Spirito Santo.

Quando giungiamo alla meta possiamo offrire a Dio ciò che ci ha fatto scoprire, con un grande senso di riconoscenza e fiducia.

Padre Claudio Soldavini Osb

L’articolo di padre Soldavini, assieme ad altre notizie dal territorio della Diocesi di Novara, si può trovare sul nostro settimanale in edicola a partire da venerdì 14 febbraio. Il settimanale si può leggere abbonandosi o acquistando il numero che interessa cliccando direttamente sopra a qui.

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