Liudmyla è una giovane signora ucraina. Un anno fa scoprì di avere un tumore: «Per il 23 febbraio 2022 – racconta – era programmata l’operazione all’ospedale di Kiev, sarebbe stato quello di inizio della mia terribile lotta».
Il giorno dopo, nella sala operatoria, risvegliatasi, il suo primo pensiero fu: «Grazie, Dio, ho riaperto gli occhi», ma guardandosi intorno notò una strana atmosfera di panico generale: «Era il famigerato mattino del 24 febbraio, il momento in cui la mia Ucraina veniva bombardata dai razzi». Era iniziata l’invasione russa: «Terrore negli occhi della gente, bambini affetti dal cancro con le lacrime in un tenebrosa e umida cantina, rumori di esplosioni, spari delle mitragliatrici».
Anche Oksana è ucraina, di Mariupol: «Era una meravigliosa e moderna città, il luogo dove vivevo, lavoravo e avevo una vita stabile. Così fino quando sono arrivati gli invasori russi».
In poche settimane, Mariupol è diventata una città di morte, senza luce, gas, telefono, colpevole soltanto di trovarsi in un posto strategico di questa assurda guerra.
Alle storie di Liudmyla e di Oksana, si aggiungono quelle di Svitlana di Kharkiv, di Natalia di Kolomia, di Inna di Mykolayin, di altre.
Oggi, tutte, insieme con loro figli, sono a Miasino, accolte in un’ala, la foresteria, del Monastero agostiano. Attualmente sono in otto con otto minori (ma altre persone si sono avvicendate in questi mesi).
Tre dei piccoli frequentano la scuola primaria di Miasino; altri tre la scuola secondaria di Armeno e una la scuola dell’infanzia di Ameno.
Il racconto dell’accoglienza nel monastero di Miasino sulle pagine del nostro settimanale, in edicola da venerdì 3 febbraio 2023. I settimanali sono disponibili anche online.