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Sabato 22 aprile alle 18, presso la Pro Loco di via Partigiani 5 di Boca, si terrà la presentazione del libro “Sparate su mia figlia”, di Nicoletta e Luciano Moia.

Il libro narra di una vicenda del gennaio 1945, che in 78 anni nessuno aveva “osato” scrivere.

Protagonista è una ragazza  di 17 anni, Francesca Longhi, condannata alla fucilazione, figlia di una madre fascista che chiese di comandare il plotone di esecuzione dei partigiani. La richiesta comunque fu respinta.

Autori del volume sono i fratelli Nicoletta e Luciano Moia, borgomaneresi, lui scrittore e caporedattore del quotidiano “Avvenire”, lei medico, anatomo patologo all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli.

Alla presentazione interverranno il sindaco Flavio Minoli, Enrico Pagani – Direttore dell’istituito per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia – e Alfredo Perazza, presidente dell’Anpi Maggiora.

Di seguito pubblichiamo un’anticipazione dell’intervista a Luciano Moia, che pubblicheremo integrale sui nostri settimanali in edicola e online venerdì 21 aprile.

Perché questo libro, lei e sua sorella insieme, e perché solo ora?

«Perché questa vicenda fa parte della storia della nostra famiglia e non è mai stata chiarita fino in fondo. Ora, a quasi ottant’anni dai fatti, abbiamo deciso di far luce, per quanto possibile, su questo fatto che ha segnato a lungo la nostra infanzia, svelando una testimonianza decisiva: quella di Ferdinando Zampieri, il comandante “Angin”, responsabile della polizia partigiana dell’Alto Novarese e della Valsesia, che decise di giustiziare nostra cugina Francesca Longhi, figlia degli zii Piero e Rita Longhi. Rita era la sorella di nostra mamma Luciana. Il libro intende onorare la memoria degli zii che per oltre mezzo secolo serbarono nel cuore, senza parlarne con nessuno, il reale motivo della morte di Francesca».

La presenza di rappresentanti dell’Anpi alla presentazione di un libro che non è certo dalla parte dei partigiani (o almeno di alcuni partigiani) quanto è importante?

«È certamente importante perché riconosce esplicitamente che da entrambe le parti furono commessi orrori e barbarie, come è capitato e come capita in tutte le guerre. Ne vediamo esempi orribili anche nella guerra di questi mesi in Ucraina. Nel caso di Francesca, al di là della necessità di dare esecuzione a una sentenza di morte nei confronti di una ragazza di 17 anni – comprensibile nella prospettiva partigiana di quei mesi anche se oggi ci può sembrare inaccettabile – va detto che le sevizie e le violenze inflitte a nostra cugina non fanno onore ai combattenti partigiani che, tra gli altri obiettivi, avevano quello di riportare libertà e democrazia dopo vent’anni di fascismo in un clima rispettoso, prendendo le distanze anche moralmente che dai soprusi della dittatura. Nel caso di Francesca Longhi non fu così».

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