Un percorso di formazione per il matrimonio, ma anche e soprattutto per la vita da sposi. Con una sottolineatura nient’affatto scontata: «il soggetto primo non sono le coppie che chiedono di sposarsi. Ma la comunità intera. Che si assume la responsabilità di accompagnare i nuovi sposi». Si tratta degli “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale”, i recenti orientamenti pastorali del dicastero per i laici, che il direttore dell’Ufficio famiglia della Cei fra Marco Vianelli ha presentato lo scorso lunedì in un incontro on-line con gli operatori dei corsi prematrimoniali diocesani.
Ed è proprio “comunità” la parola chiave che ha usato Vianelli nel presentare il documento, perché «se non c’è comunità che accoglie, accompagna e introduce la coppia al matrimonio? se si sceglie di delegare un ruolo di istruttori a un piccolo gruppo? Allora il cammino catecumenale non dà frutto».
Un cammino che è catecumenale nel senso della riscoperta dell’annuncio del Vangelo: un’esperienza che la Chiesa ha intercettato da tempo e che è dettata dal cambio del contesto sociale e relazionale, ha spiegato il sacerdote, ripercorrendo le tappe più importanti del magistero dei papi in questo senso dalla Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II fino ad Amoris Laetitia di Francesco: «dove il Santo Padre scrive Si tratta di una sorta di “iniziazione” al sacramento del matrimonio che fornisca loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare».
Al cuore di questo intervento la “pedagogia dell’amore”, un’attenzione all’educazione alle relazioni buone che non è solo per i futuri sposi, ma che riguarda proprio la comunità: «Questa esperienza dà la possibilità di rinsaldare le alleanze, di riscoprire il bene delle relazioni, di rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale». Perché il matrimonio, ha ricordato Vianelli, è – come l’ordine – il sacramento della missione: gli sposi sono chiamati a dare testimonianza del proprio amore radicato nel sacramento.
«Allora, come fa per i sacerdoti, ma anche per gli altri ministeri (come il lettore o il catechista), è un dovere di giustizia per la Chiesa dedicare tempo ed energie alla preparazione di coloro che il Signore chiama a una missione cosi? grande come quella famigliare».
Ma se queste sono le motivazioni di fondo per un “itinerario” catecumenale per i futuri sposi, quali sono le linee di intervento concreto? Qui altre due parole chiave: trasversalità e continuità. «La trasversalità – ha spiegato Vianelli – per superare la divisione dei settori pastorali in compartimenti stagni: pastorale dell’infanzia, pastorale giovanile e pastorale familiare hanno bisogno di camminare insieme. Devono essere reciprocamente consapevoli dei percorsi e degli obiettivi pastorali che si prefiggono. La pastorale vocazionale dovrebbe permeare di sé tutti e tre questi ambiti per dare unitarietà e coerenza al percorso di fede delle persone». Di ciò, la necessaria continuità, termine che «si riferisce al carattere non “episodico” ma “prolungato nel tempo” della pastorale della vita coniugale. Si possono così impostare itinerari che, nelle varie fasi di crescita – umana e di fede – accompagnino i bambini e i giovani alla graduale scoperta della loro vocazione: sia essa al matrimonio, al sacerdozio o alla vita religiosa». Se la responsabilità è di tutti i fedeli, anche il gruppo di operatori pastorali che è chiamato a occuparsene in prima persona deve restituire questo carattere comunitario, «con le coppie che formano le équipe che guidano il percorso formate da sacerdoti e coppie di età differenti». L’incontro on-line – il primo di un ciclo di formazione in presenza e a distanza (il calendario su famiglia.diocesinovara.it) – è stata proprio l’occasione per far partire «delle équipe vicariali – spiega Margherita Invernizzi, condirettrice dell’Ufficio diocesano per la famiglia – di animatori dei corsi prematrimoniali, per coordinare il lavoro nelle parrocchie e nelle Unità pastorali missionarie della diocesi».