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Un grande applauso del duomo gremito ha salutato, questa mattina, don Beniamino Agliati e don Vincenzo Formisano, ordinati presbiteri dal vescovo Franco Giulio Brambilla.

Una festa per l’intera Chiesa diocesana, cui hanno preso parte in cattedrale i familiari dei due novelli preti, le comunità dove hanno svolto il loro servizio pastorale negli anni da seminaristi e nell’ultimo anno di diaconato, e poi quella del Seminario san Gaudenzio con il rettore don Marco Barontini che li ha ufficialmente presentati durante il rito, il vicerettore don Mauro Baldi e il direttore spirituale don Massimo Casaro.

Le prime messe domenica 9 giugno

La festa proseguirà in parrocchia domani, domenica 9 giugno alle 10.30, con le prime messe nelle loro comunità di origine che già erano presenti numerose in duomo accompagnate dai parroci: don Renzo Cozzi con le parrocchie unite del centro e don Andrea Mancini con la parrocchia della Bicocca. L’appuntamento è per don Beniamino alla chiesa di sant’Eufemia in centro e per don Vincenzo nella chiesa di santa Maria alla Bicocca.

Il vescovo: «Dove è più amore, là e minor fatica»

All’indomani del 49° anniversario della sua ordinazione, il vescovo Franco Giulio nell’omelia ha voluto ricordare la frase di sant’Agostino che aveva scelto per la sua immaginetta ricordo di quel giorno: «dove è più amore, là è minor fatica». Un commento al brano all’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù Risorto appare agli apostoli e per tre volte chiede a Pietro «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».

«Di solito – ha detto il vescovo – ci si concentra sulle parole che il Signore dà a Pietro dopo la sua domanda: “pasci le mie pecore”. Ma io vi invito, e invito anche tutti i sacerdoti che hanno alle spalle tanti anni di ministero a tornare a questa domanda, continuare a porsi l’interrogativo “amiamo il Signore?”. Perché come scriveva Agostino, di fronte alle fatiche e alle delusioni, quello che vi aiuterà a continuare ad essere preti in mezzo alla gente tra la quale sarete stati inviati, è proprio il sentire il suo amore».

«Sentire» come Gesù

E intrecciando il commendo del Vangelo con quello delle letture, il vescovo si è poi soffermato proprio sul «sentire» come Gesù. «Nella lettera di Paolo ai Filippesi che abbiamo appena ascoltato – ha detto – leggiamo “abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo”, che scelse, lui figlio di Dio, di divenire “servo” degli uomini. Il “sentire” cui si riferisce Paolo è un sentire profondo, che ci consente di guardare alla vita di Gesù e alla sua morte “di croce”, per comprenderne la resurrezione». È proprio questa, ha sottolineato il vescovo, la legge del Risorto, scritta in un cuore di carne che il profeta Ezichiele dice donato da Dio al posto dei cuori di pietra: «il cuore nella Bibbia è proprio la sede del sentimento, ma anche del pensiero e della volontà. Lasciate anche voi che il vostro cuore di pietra sia sostituito dal cuore di carne abitato dallo Spirito». E a concludere questo itinerario nella Parola, ancora il Vangelo, con «quel “Seguimi” che Gesù dice a Pietro, in chiusura del suo dialogo, che è il frutto di una vita nel segno del suo amore, che allevia la fatica».

L’esempio di don Giuseppe Rossi

Un invito a seguirlo anche nelle difficoltà più dure, cui ha risposto don Giuseppe Rossi, il sacerdote ucciso appena trentatreenne dai fascisti in Ossola in odio alla fede, beatificato lo scorso 26 maggio proprio in cattedrale. Il vescovo lo ha ricordato e proposto come testimone ai due nuovi preti e a tutto il presbiterio novarese, leggendo la preghiera scritta in occasione della beatificazione, «che noi sacerdoti dovremmo recitare – ha detto – ogni giorno. Ci farebbe un gran bene».

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