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Non accadeva da decenni. Domenica 6 novembre la statua di san Carlo Borromeo, patrono di Bracchio, è tornata a sfilare in processione lungo le vie del paese. E pazienza se il tragitto non è stato lungo come la tradizione vorrebbe. Dopo una lunga assenza, anche il solo vivere la processione dalla chiesa alla centrale piazza Fontana, il ritorno verso il sagrato e il giro intorno alla chiesa hanno rappresentato un momento importante.
Per chi sulle spalle conta qualche anno, è stato emozionante rivivere un rito che per anni ha scandito la festa patronale; per i giovani, con stupore, è stato un modo bello di vivere la festa patronale. Per tutti quanti è stata l’occasione per riappropriarsi delle proprie radici, condividendo il sentirsi una comunità viva e in cammino.
«San Carlo – ha detto al mattino, il parroco don Massimiliano Maragno, al termine dell’omelia – sia per tutti noi maestro nell’amare il prossimo e nell’amare Dio, gratuitamente». Parole che hanno raggiunto il cuore dei fedeli, chiamati «a vivere e sperimentare oggi tutti insieme – ha sottolineato il parroco – il “sapore” della festa». Le celebrazioni lungo la giornata sono state anche l’opportunità per ricordare quanto avvenuto esattamente cento anni fa, nel 1922, in occasione della patronale; quando la generosità dei Bracchiesi permise di impreziosire la chiesa parrocchiale con una statua in gesso del santo. Quella statua, poi, nel 1990 è stata portata nella chiesa del cimitero – dove si trova tutt’oggi – e sostituita dall’attuale simulacro in legno. A portare la statua in processione sono stati cinque baldi giovanotti, accompagnati da un buon numero di fedeli e dai musicanti della Banda di Bracchio. La presentazione e l’incanto delle offerte hanno coronato la giornata di festa.

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