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Don Gianluca De Marco Direttore dell'Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara
Don Gianluca De Marco, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara

La rilettura di un evento, come quello di una GMG diocesana, è un’azione delicata, ma preziosa, per ammirare, discernere e ripartire. Ci sono le prime risonanze positive dei giovani presenti che suscitano gioia e speranza di aver fatto, con i miei collaboratori, bene del bene. C’è poi la mia risonanza davanti ad una giornata che mi fa essere stupito, felice e grato. Prevedevamo, dopo l’esperienza dello scorso anno, una partecipazione alta, ma i numeri ci hanno sorpreso: più di mille giovani della diocesi, un vero e proprio regalo per la nostra Chiesa!
L’entusiasmo era nell’aria, sia dalla parte dei partecipanti, sia da quella dei volontari che hanno reso possibile, con il loro aiuto, l’evento. Ho visto giovani affamati, desiderosi di esserci e di voler ricevere qualcosa di bello ed edificante, giovani “sul pezzo”, non distaccati ma anzi coinvolti seriamente.

Non è scontata, in un freddo pomeriggio d’autunno, una presenza di giovani come quella di sabato. Giovani che si incontrano con i coetanei di altre parrocchie per crescere e arricchirsi ascoltando testimonianze, facendo festa e pregando insieme. Sono ancora affascinato dai loro occhi catturati da Lucilla Giagnoni nel suo monologo e dal silenzio che hanno accolto e restituito durante la preghiera con il Vescovo. Ogni iniziativa, anche questa GMG, vuole essere sempre per i giovani un regalo e una provocazione.

In cosa, cari giovani, mi piacerebbe siate stati provocati?
Prima di tutto nel regalarvi del tempo da dedicare alla bellezza che ci fa crescere, fa bene allo spirito e ci sorprende. Spesso sempre di fretta, ci accontentiamo della routine e non ci lasciamo sorprendere dalla straordinarietà dell’ordinario. Per poterlo fare, dobbiamo ogni tanto fermarci a contemplare e a cercare, per i nostri occhi e per le nostre orecchie, qualcosa che ci aiuti a vedere e infondere bellezza nelle cose che facciamo e negli ambienti in cui viviamo. Lucilla, in maniera fine e bella, ci ha avvicinato alla vita alta e bella di Maria, alta e bella non perché piena di cose, ma perché umile e protesa verso Dio e verso l’altro. Lo ha fatto attraverso la sua arte, il teatro, e attraverso il suo essere donna. Ci ha emozionato, ci ha meravigliato e, in questo modo, ci ha comunicato l’invito a vivere in pienezza.

Spero vi abbiano provocato le testimonianze e i contenuti delle catechesi. Devo riconoscere che, proprio perché eravate in tanti, non è stato proprio facile comunicare e condividere, ma sono convinto che questo momento abbia suscitato in voi interesse e qualche domanda, spero, sul vostro essere nel mondo e sul vostro “essere per” qualcuno. Abbiamo conosciuto modi interessanti di fare fraternità, di essere sensibili al grido degli ultimi, di essere “sale della terra e luce per il mondo” lì dove si è, con chi si è e anche se si è giovani? Le esperienze presentate forse possono comunicare qualcosa alla nostra diocesi, forse ai nostri vissuti personali: diamoci del tempo per tirare le somme. Infine, spero che siate riusciti a pregare bene nel nostro Duomo. I colori, i tessuti, i canti, il buio, le luci, i gesti e il silenzio non erano un sovrappiù, ma tutti elementi pensati per aiutarvi, cari giovani, ad incontrare e a sentirvi accolti da Dio. Abbiamo voluto parlare ai vostri sensi, a quelli del corpo e a quelli dello spirito, convinti che il contesto e lo sfondo non siano dettagli di poco conto nella preghiera, specialmente in quella comunitaria. Tutto questo, per risvegliare in voi il desiderio di pregare e di stare con il Signore.

“Con la fretta buona” era il tema della giornata, ma non abbiamo pregato di fretta. Alcuni esperti di sport dicono che i bravi corridori sono quelli lenti dentro, cioè calmi, in pace, sereni e non agitati. La dolce calma della preghiera ci aiuti ad essere pronti e svelti nel servire!

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