È stata presentata la ristampa anastatica del prezioso libro di don Luigi Rossi “Valle Anzasca e Monte Rosa” edito nel 1928. I curatori Enrico Rizzi e Fiorella Mattioli Carcano hanno commentato che si tratta di un’opera ancora attualissima su questa vallata alpina analizzata nella sua situazione geografica, antropologica, storica e naturalistica, base per tutti i successivi studi che la riguardano.
Di questo prezioso testo se ne erano perse le tracce. E’ stato ritrovato da don Simone Rolandi, parroco di Pieve Vergonte.
Il volume è acquistabile presso la parrocchia di Pieve Vergonte.
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La memoria e talvolta la storia di alcuni luoghi, sovente lontani dagli interessi degli studiosi, sarebbero ignoti senza l’impegno e la ricerca di sacerdoti (in particolare parroci) che hanno dedicato attenzione alle vicende dei paesi che si trovavano ad amministrare.
In questo prezioso filone si inserisce, con taglio decisamente d’ampio raggio, metodo d’indagine minuzioso e scrittura piacevole, l’opera “Valle Anzasca e Monte Rosa” che nel 1928 l’allora parroco di Castiglione don Luigi Rossi diede alle stampe presso la Tipografia Zonca di Domodossola.
Don Luigi Rossi nacque a Borgoticino il 4 marzo 1885, figlio di Giovanni Battista e di Rosa Ojoli. La famiglia – numerosa – che possedeva un mulino, era di buone condizioni economiche. Luigi fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1910; nominato economo spirituale di Castiglione e parroco il 29 marzo 1912.
Nei primi anni del suo mandato don Rossi dovette affrontare il problema della casa parrocchiale, ricostruita nel 1661, ma ormai fatiscente. Il 31 ottobre 1914, si rivolse ai parrocchiani e all’amministrazione comunale di sistemare o ricostruire l’edificio, chiedendo al Comune di stanziare almeno 5000 lire. L’atto costitutivo della parrocchia stabiliva l’obbligo della comunità di provvedere a una abitazione decente al parroco. Si decise di ricostruire la casa, demolendo la precedente. Con rescritto del 14 ottobre 1915 il vicario generale della diocesi di Novara autorizzò la ricostruzione, ripartendo le spese fra la fabbriceria parrocchiale, le confraternite e il comune. Il materiale della casa seicentesca venne riutilizzato per la nuova abitazione, disegnata dall’architetto Gabriele Croppi. L’edificio che si affaccia sulla valle, con la vista sulle montagne, è pregevole per disegno, disposizione, presenza di buoni materiali e delicate decorazioni floreali a bordo dei soffitti.