Un momento di preghiera affollato durante tutto il pomeriggio, con tanti sacerdoti impegnati senza sosta nelle confessioni e con un gruppo di laici – giovani – che guidavano l’Adorazione. È stata forse la piccola chiesa di San Giuseppe una delle più belle sorprese della Veglia.
I volti dei ragazzi che sono passati da lì erano gli stessi di quelli dei loro coetanei che in quel pomeriggio a Domodossola e nelle altre città della nostra diocesi hanno vissuto il loro sabato pomeriggio fatto di svago per arrivare a sera. Erano ragazzi normali, arrivati in Ossola anche per fare festa e trascorrere una giornata insieme. Ma che, magari nascosto da occhiali da sole, avevano lo sguardo di chi vuole guardare oltre, vuole accettare la sfida dell’ascoltare «il mastro interiore» e mettersi in discussione, come ha detto il vescovo Brambilla.
Veglia delle Palme 2017: giovani in festa a Domodossola
Oltre 1800 ragazzi alla Gmg diocesana
Erano i ragazzi che si sono fatti toccare dentro dalle parole di don Benoit Lovati dalla sua missione in Ciad e si sono commossi davanti alla testimonianza alla Veglia di Roberta e Andrea: la perdita di una figlia adottata e tanto voluta, il dolore più nero, la rabbia; e poi il coraggio di aprirsi alla Speranza e alle «grandi cose» che può fare in noi l’Onnipotente, con la vita che ricomincia nel dono del piccolo Emanuele.
Il loro è il volto di una generazione che porta in sé le grandi domande di senso che sono quelle di sempre per l’Uomo, solo un po’ attutite, ma non spente, dalla cacofonia di significati e messaggi della società liquida nell’era della comunicazione digitale pervasiva. E allora il loro è già oggi il volto di una Chiesa “in uscita”, che non si accontenta della confortevole omologazione, ma sa an- che essere controcorrente, mettersi in cammino e scegliere il “rischio” della strada.