Si sono svolti nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio, nella cattedrale di Vercelli, i funerali di mons. Carlo Orecchia, figura storica del clero vercellese, spentosi nella serata di mercoledì, all’età di 86 anni. Mons. Orecchia ha speso tutta la sua vita nell’insegnamento, accompagnando intere generazioni di futuri sacerdoti durante i lunghi anni di docenza tra Vercelli, Milano e Novara. E infatti erano davvero tantissimi i sacerdoti provenienti da diverse diocesi che, venerdì, hanno voluto essere presenti all’ultimo commiato.
Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, che, in avvio di celebrazione, ha salutato i familiari di mons. Orecchia e tutti i presenti, in particolare i confratelli mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, e mons. Luciano Pacomio, vescovo emerito di Mondovì, entrambi a lungo colleghi di mons. Orecchia nell’insegnamento.
E’ poi toccato a mons. Mario Allolio, canonico della Cattedrale e allievo di mons. Orecchia «sin dalla prima liceo», come lui stesso ha ricordato, tracciare un profilo biografico del defunto: «Mons. Orecchia era nato a Casanova Elvo nel 1936 ed era stato ordinato sacerdote il 28 giugno del 1959. L’infanzia del giovane Carlo è segnata da due drammi: la morte del padre del 1940 e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Provvidenziale si rivelerà la figura dello zio materno, don Lorenzo Gioanina, parroco di San Germano, che asseconda la vocazione del nipote che decide di entrare in seminario.
Don Carlo mostra subito le sue doti: un’acuta intelligenza e la predisposizione agli studi che lo avviano a una brillante carriera accademica: tra i vari traguardi consegue a Roma la licenza in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e la licenza in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico. Parallelamente don Carlo coltiva la sua passione per la musica diplomandosi in pianoforte e materie complementari nei conservatori di Torino e Milano.
A Vercelli don Orecchia insegna per alcuni anni alla scuola media e ginnasiale del seminario minore, per poi collaborare al progetto, lanciato da mons. Albino Mensa negli anni 1967-1968 di una Scuola teologica interdiocesana che verrà successivamente estesa alla vicina diocesi di Novara dove il sacerdote eusebiano svolgerà a lungo la sua opera di docenza ricoprendo le cattedre di Storia e Scienza delle Religioni, di Introduzione all’Antico e Nuovo Testamento e di Storia dell’ermeneutica biblica. L’instancabile azione educatrice di don Orecchia si amplia anche a Milano, già a partire dal 1968 e sino al 2014, in seno alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale dove il sacerdote vercellese ricopre le cattedre di Lingue bibliche, di Storia dell’ermeneutica biblica e di Letteratura e iconografia biblica. Nel settembre del 2007 l’allora arcivescovo di Vercelli, padre Enrico Masseroni, nomina don Orecchia rettore della Basilica di Sant’Andrea. Da qualche anno mons. Orecchia si era ritirato nel suo appartamento in seminario a Vercelli riducendo sempre di più le sue attività pubbliche».
L’omelia è stata invece pronunciata da mons. Brambilla che ha condiviso con mons. Orecchia un lungo percorso di vita e di insegnamento, prima a Milano e poi a Novara: «I miei ricordi del magistero biblico e teologico di don Carlo – ha detto mons. Brambilla – risalgono al 1981 in facoltà a Milano. Da allora ho avuto la fortuna di averlo quale compagno di viaggio sino al 2012 nell’esperienza milanese e successivamente a Novara. La presenza di tanti sacerdoti qui oggi attesta l’affetto e la gratitudine che in molti gli dobbiamo».
Il vescovo di Novara ha poi preso spunto dalle Letture scelte per la celebrazione funebre per tracciare un profilo di mons. Orecchia: «Don Carlo è stato un uomo e un sacerdote in costante “ricerca”. Una ricerca faticosa, ma costante. Nella sua veste di docente ha insegnato ai futuri sacerdoti, ma anche a tanti laici, che le tracce del divino vanno ricercate tra gli uomini, come in una foresta in cui si cerca il varco stretto che porta alla luce, a contemplare il mistero ai piedi della croce».
E poi un’immagine conclusiva: «Per questo uno degli ultimi ricordi che ho di don Carlo è quella di lui seduto al pianoforte con un altro nostro illustre collega per eseguire, a quattro mani, un testo musicale composto in un campo di concentramento nazista. Cercando le tracce di Dio anche laddove parevano perse per sempre…».
Al termine delle esequie la salma di mons. Carlo Orecchia è stata traslata al cimitero di Livorno Ferraris dove è stata tumulata nella tomba di famiglia.
di Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano