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Nato sul Lago Maggiore e lupo di mare. Anzi: ammiraglio e Capo di Stato Maggiore della Regia Marina. Ma chi era costui? L’aronese Carlo Rocca Rey, dimenticato dai più. Riscoperto grazie alla pregevole biografia di Giacomo Fiori, per i tipi di Compagnia della Rocca Edizioni. Non è solo l’omaggio a una figura locale, ma la ricostruzione di uno spaccato della storia d’Italia. Carlo Rocca Rey, protagonista della guerra di Libia, fu anche fra i pochi partecipanti, nel 1880, alla prima impresa coloniale italiana, misconosciuta: l’acquisto da un sultano locale di una porzione della baia di Assab, nell’attuale Eritrea, per crearvi un punto d’appoggio per future espansioni.

“Non si può dire che sia una personalità rimasta impressa nella memoria aronese” scrive l’autore, che aggiunge: “Arona, che pure lo celebrò all’apice della carriera, dopo la scomparsa non gli ha mai tributato ciò che altre città hanno riservato ai loro ammiragli, né un monumento come Asti a Umberto Cagni, né un busto come Genova a Giovanni Bettolo o Torino a Paolo Thaon di Revel, né l’intitolazione di una via e nemmeno di una lapide”.

“Nemo profeta in patria” verrebbe da aggiungere. Eppure questo “figliol prodigo”, nato nel 1852 e morto nella sua Arona nel 1935, pluri-riconosciuto nel mondo, non ha mai rinnegato la città d’origine. Anzi, al luogo che lo vide crescere prima di partire per la carriera militare in marina, ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, e non solo come “buen retiro”. Si prodigò per la valorizzazione del lungolago e di tutta Arona, attraverso interventi concreti e lasciti. Un atto d’amore non ricambiato dalla cittadinanza, che lo ha relegato nell’oblio, al contrario della Treccani e di Wikipedia. E ora, non di un concittadino, appunto l’aronese Giacomo Fiori.

L’articolo integrale e le foto dell’evento sul nostro settimanale in edicola da venerdì 3 marzo e disponibile anche online.

Gianfranco Quaglia

Gianfranco Quaglia

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