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Il coinvolgimento dei poveri nelle nostre comunità come fratelli e non solo come bisognosi di aiuto è stato il tema forte al centro del convegno diocesano della Caritas, che si è svolto sabato scorso all’oratorio di Borgomanero. A condurre l’incontro, con ospite Pierluigi Dovis, delegato regionale delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta e direttore della Caritas diocesana di Torino.

Non è potuta essserci per un grave lutto familirare, invece, Simona Atzori, ballerina e artista disabile che avrebbe dovuto portare una sua testimonianza.

Della nuova prospettiva con cui pensare il rapporto con i fragili ha scritto il vescovo Franco Giulio, in un testo distribuito ai presenti, dal titolo «Gratuitamente non vuol dire gratis», che riprende da vicino alcune tematiche. «Gratuitamente» va inteso come un servizio svolto senza interessi, senza nessuna contropartita e senza «legare a me l’aiutato», cioè senza farlo sentire in debito. D’altra parte – sottolinea il vescovo – il ricevere non deve essere passivo (ricevuto gratis), ma chi è aiutato deve tendere ad essere autonomo per aiutare gli altri.

Ma quali gli aspetti più preoccupanti su cui porre attenzione. Ne ha parlato don Borroni, citando non solo le povertà “tradizionali”, la fragilità nelle diverse sue forme.

«Settori cruciali oggi – ha detto – sono i disturbi dell’apprendimento, le disabilità, le situazioni di difficoltà famigliare, gli anziani e gli ammalati soli (la società invecchia sempre più e talvolta gli assistiti sono più giovani degli assistenti!). Sono le dipendenze, da gioco o da droghe e sono anche le conseguenze climatiche che causano alluvioni e disastri. Ed ancora sono, inevitabilmente, i migranti e le popolazioni poveri del mondo: siamo tutti figli di Dio secondo l’aspetto cristiano e tutte persone dal punto di vista laico. E oltretutto molto più interdipendenti rispetto al passato». Fra le proposte operative, una mappatura di bisogni da fare a livello di parrocchia, dove il territorio si conosce passo passo, per passare a proposte attuative con le Upm, in quanto la parrocchia è troppo piccola per progetti efficaci o anche per evitare doppioni (per esempio centri ascolto a pochi chilometri l’uno dall’altro).

Dovis, poi, nel suo intervento ha puntato l’attenzione sulle “azzardo-patie” (improprio definirle “ludo-patie”, non sono fatto un gioco, ma una malattia talvolta tragica), che determinano un giro di 130 miliardi l’anno in Italia, tanto quanto quello della Sanità. «Agire a livello legislativo – ha detto illustrando possibili strada da seguire -, mettersi insieme anche con le fondazioni antiusura per azioni e proposte comuni; fare cultura nei nostri ambienti di vita e di lavoro; mettere il tema all’ordine del giorno dei Consiglio parrocchiali; proporre percorsi formativi che potrebbero essere indetti dalle Caritas».
Durante la giornata è stato ricordato Davide Miglierina, morto a 89 anni l’11 aprile di quest’anno. Già dipendente della Bemberg, dal 1991 si era dedicato con impegno appassionato e pragmatico nelle attività della Caritas diocesana, per diversi anni anche come vicedirettore. Erano presenti le figlie Anna e Chiara.

«Era persona di grande cordialità – ha detto Pierluigi Dovis, capace di accoglienza, ma anche di fermezza. C’era sempre anche quando era faticoso esserci ed era un capace organizzatore».
Alla fine dell’incontro Federico Diotti ha presentato l’assegnazione dei fondi dell’8 per mille destinati alla carità per i progetti dell’anno pastorale 2023-2024.

Questo articolo e altri approfondimenti da tutto il territorio della Diocesi di Novara li trovate sul nostro settimanale, in edicola venerdì 17 novembre. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero che interessa direttamente qui.

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