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A conclusione delle due giornate sul tema “Ottocento anni dal presepe di Greccio”, che si sono svolte alla fine di novembre, è salito al Sacro Monte il vescovo di Novara. Mons. Franco Giulio Brambilla ha prima guidato la vista alle cappelle di Betlemme con la ricca spiegazione del presepio collegandolo a quello preparato da San Francesco a Greccio. Poi è ritornato sul tema nell’omelia della messa celebrata in Basilica. A Greccio il presepio vivente ha messo in luce i segni dell’accoglienza: “Come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asino”.

«Il presepio vivente di San Francesco – ha ricordato il vescovo – non rappresenta tanto la scena della nascita, quanto l’adorazione del Bimbo Divino. Egli dispone gli elementi della scena della nascita di Gesù (la greppia, il fieno, il bue e l’asino), ma non ci sono i protagonisti (Maria, Giuseppe, il Bambino, gli angeli). Egli fa preparare una scena in cui si mostrano i disagi in cui si è trovato per la mancanza del necessario. Questo è quello che vedono gli “occhi del corpo”. Il suo presepe è come il sepolcro vuoto della Resurrezione: è il segno di un’assenza, che va contemplata con gli “occhi della fede”. Gli occhi del corpo vedono i segni della povertà di Betlemme, lo sguardo della fede contempla il Re celeste che si fa bambino!».

Con queste suggestioni il vescovo ha aiutato a cogliere lo “sguardo della fede”. Uno sguardo che poi viene rivolto alla presenza reale del mistero natalizio nella messa della notte che San Francesco fa celebrare a Greccio da un sacerdote. Lui in quella messa, essendo diacono, canta il Vangelo della Natività e vi tiene la spiegazione con la predica. La cappella della Natività al Sacro Monte riproduce quasi esattamente la grotta della basilica di Betlemme. All’interno si trovano l’altare e la stella d’argento con l’iscrizione “Hic Verbum caro factum est”- “Qui il Verbo si è fatto carne”.

Anche a Varallo come a Betlemme davanti alla scena della Natività c’è la mensa d’altare con la stella sotto e sopra il Bambino adorato da Maria e Giuseppe di gaudenziana fattura. Quasi a dire che la rappresentazione del presepio “vivente” o attraverso le statue ci dovrebbe aiutare a questo “sguardo della fede” che porta all’altare della Messa dove si incontra realmente il Mistero che vi viene rappresentato. Ci possono aiutare in questo le belle espressioni dell’inno di Sant’Ambrogio presente nella Liturgia delle ore: “Praesepe iam fulget tuum…” poeticamente tradotto “Già dal presepe illumini\col tuo chiaror i popoli: la notte è vinta e l’anime a viva fede si aprono”.

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