Il discorso “di fine anno” è diventato discorso “di inizio d’anno” a causa dell’indisposizione del Presidente del Consiglio che l’ha colpita poco dopo Natale come milioni di nostri connazionali.
Giorgia Meloni ha rivelato come sempre alcune doti di disinvoltura e brillantezza utili a replicare anche a domande imbarazzanti e una notevole sicurezza e fiducia in se stessa.
Sul confronto ha pesato il caso Pozzolo: il deputato vercellese di Fratelli d’Italia il revolver del quale (per cause ancora in via di accertamento e con responsabiltà ancora da valutare) a una festa privata di Capodanno, nel Biellese, organizzata dal sottosegretario alla Giustizia Del Mastro, ha ferito il genero del capo scorta del sottosegretario. Meloni ha colto l’occasione per annunciare la sospensione del deputato dal partito. Al di là del merito giudiziario, per Meloni, non è stato un comportamento responsabile. Anzi: Meloni ha voluto dare un segnale pubblico e preciso a tutti i dirigenti di Fratelli d’Italia, chiamati a miglior misura e maggiore responsabilità.
Più morbida, forse troppo, sul caso Anas: la vicenda giudiziaria che coinvolge Tommaso Verdini, il figlio di Denis, politico importante di centrodestra, che sta scontando una pena agli arresti per corruzione agli arresti domiciliari, fratello della compagna di Salvini, che è stato arrestato sotto Natale per una vicenda di presunta corruzione di dirigenti Anas, azienda pubblica che dipende dal Ministero di Salvini (non indagato nè coinvolto). L’opposizione chiede che Salvini riferisca in Parlamento ma per la Meloni, non interessata a uno scontro con il maggior alleato, non è necessario. Tuttavia, difficilmente Salvini potrebbe esimersi, in futuro, dall’esprimersi sulla vicenda. Del resto, in passato, per vicende anloghe quando al governo c’erano suoi oppositori, aveva chiesto a muso duro le dimissioni di Ministri e Presidenti del Consiglio. E qui la Meloni non è stata quindi molto convincente.
Sulle vicende economiche la premier ha calcato la mano sui successi del Governo a volte esagerando ad esempio quando ha dichiarato di preferire ai tagli alla spesa pubblica i tagli delle tasse. La manovra economica, approvata davvero solo negli ultimi giorni del 2023, ha previsto uno scostamento di bilancio e un aumento del deficit ma anche, insieme a tagli contenuti del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e dell’Irpef l’abolizione di riduzioni temporanee delle accise su benzina, luce e gas, e l’aumento dell’ IVA su assorbenti, pannolini e cibo per l’infanzia. Meloni ha glissato elegantemente sulle conseguenze del nuovo Patto di stabilità sulle prossime manovre finanziarie: se Giorgetti, Ministro dell’Economia ha, nei giorni scorsi, negato seccamente davanti al Parlamento che nel 2024 sarà necessaria una manovra aggiuntiva di aggiustamento di quella appena approvata, la Presidente del Consiglio ritiene che sarà da valutare «strada facendo».
La presidente del consiglio ha imostrato onestà intellettuale e politica nell’ ammettere che, sull’immigrazione, i risultati non sono stati quelli attesi e ricercati: non potrebbe essere diversamente visto che gli sbarchi del 2023 sono stati pari a quelli del 2019 quando la Meloni tuonava dai banchi dell’opposizione contro il governo Conte. Piena sintonia con le valutazioni del Presidente della Repubblica sulle vicende della politica estera, dall’Ucraina a Gaza, espresse nel messaggio di fine anno di Mattarella, è stata forse il punto più tranquillo e quasi unanimemente condiviso dell’incontro della Meloni con il mondo dell’informazione a cui, comunque, ha concesso poco e niente sulla questione del divieto di pubblicare integralmente i verbali degli ordini di arresto, attribuendo al Parlamento l’iniziativa ma giudicandola irrilevante ai fini della libera informazione. Da notare che per la Presidente del Consiglio, se dovesse scegliere fra la figlia e la carica che occupa, la più elevata per una donna per la prima volta in Italia, sceglierebbe la figlia. Anche se – ha aggiunto – la maternità non deve essere un ostacolo per la donna nel perseguire le proprie aspirazioni.
Pier Luigi Tolardo